La spesa farmaceutica in Italia ha toccato quota 26,6 miliardi di euro. La partecipazione ai costi da parte del cittadino è aumentata del 66% in cinque anni per effetto del ticket e perché spesso la gente paga le cure di tasca propria, per intero. A fare il punto della situazione è stato il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) che ha mostrato gli effetti perversi della congiuntura, effetto di una tenaglia che si configura tra medicina difensiva e consumi voluttuari, sprechi e consumismo, con abusi nelle prescrizioni già a carico dei più piccoli e dei più deboli. Un rapporto fatto di luci e ombre, presentato Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa).

Tra pastiglie, fiale, sciroppi e rimedi vari, ogni italiano assume in media ogni giorno 1,7 dosi di farmaci, con uno scontrino di 438 euro pro capite. Un fatto positivo, gli antidepressivi e gli antipertensivi vengono presi con più regolarità (si definisce questa l’aderenza terapeutica). Ma nel campo del disagio mentale ci sono disparità: solo 1 su 3 si cura in modo appropriato. E nel diabete molte cure sono prese con discontinuità.

I farmaci per il cuore sono al primo posto  tra i più gettonati, con 536 dosi ogni mille prescrizioni: la spesa farmaceutica per queste specialità ammonta a 4.087 milioni di euro. I medicinali oncologici sono la categoria a maggiore impatto sui budget (3.899 milioni di euro). Il 60% della spesa riguarda persone sopra i 64 anni.

Le regioni dove il sospetto di sperperi di risorse è più marcato sono Campania (224 euro in media per assistito), Puglia e Calabria. Regioni virtuose come Friuli, Liguria e Veneto spendono molto ma molto meno, dice il rapporto, e hanno pure una sanità di eccellenza. Fa specie il caso di Bolzano, che registra gli indicatori più bassi, con 129,8 euro pro capite e il minor consumo, a fronte di una rete di assistenza tra le più efficienti.

Tra le discrepanze che saltano agli occhi, dicevamo, l’atteggiamento iperprotettivo che spinge i genitori a imbottire di medicinali perfino i bambini, facendo leva sulle loro ansie e pressando senza tanti riguardi il medico pediatra. Su questi temi abbiamo intervistato il professor Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e malattie infettive all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria (SIP).

>> Leggi l’intervista di Alessandro Malpelo al Prof Alberto Villani