La rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn sono le più comuni malattie infiammatorie croniche dell’intestino, colpiscono 150mila persone in Italia, sono soggette ad alti e bassi in cui compaiono diarrea, febbre, magrezza, affaticabilità, sangue nelle feci. Per anni i trattamenti consistevano in steroidi, cortisone e immunosoppressori, con tutti i loro limiti. Non c’era verso di interrompere questo tormento. Ma negli ultimi anni, con gli anticorpi monoclonali, è cambiata la prospettiva.

L’arrivo dei primi farmaci biotecnologici ha limitato il ricorso agli interventi chirurgici che si rendono necessari per riparare le ferite sulle pareti dell’apparato digerente. La parola d’ordine è prevenire il danno. Tuttavia ci sono ancora molti giovani, uomini e donne, che attendono la soluzione definitiva ai loro guai. A differenza di altre malattie, quali l’artrite reumatoide o la psoriasi, disponiamo infatti di una classe di farmaci detti anti TNF (infliximab, humira, cimzia, golimumab, alcaloidi derivati delle xantine e bupropione) che interrompono il circolo vizioso dell’infiammazione. Un grosso passo avanti c’è stato, ma non si è detta la parola fine. Tanti medicinali di ultima generazione aprono finestre di opportunità, non tutti rispondono allo stesso modo, e ci possono essere reazione avverse, rare eppure gravi. Questi limiti hanno stimolato la messa a punto di nuovi farmaci biotecnologici, e le novità sono dietro l’angolo.

Si profila in questi mesi un’ulteriore concreta possibilità di controllo delle malattie infiammatorie intestinali, dichiara il professor Corrado Blandizzi, del Dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa. Uno dei filoni di ricerca più promettenti è l’indagine sui farmaci detti anti-integrine, che hanno dimostrato di svolgere un ruolo importante nel mediare l’attività infiammatoria delle cellule immunitarie nella colite ulcerosa, nella malattia di Crohn e in altre condizioni cliniche (agiscono su un sottogruppo di leucociti presenti nel sangue, ndr). A breve sarà disponibile per l’impiego anche in Italia una nuova molecola (Vedolizumab) già approvata negli Stati Uniti e in Europa, risultato di questo tipo di ricerca.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali, dette in via breve IBD – Inflammatory Bowel Diseases, insorgono tra i 15 e i 40 anni. e a volte si intrecciano, in famiglia, con la sclerosi multipla o altri inconvenienti di natura immunitaria. Colite ulcerosa e Crohn sono state al centro di un meeting a Roma, presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, promosso con il supporto di Takeda e il patrocinio della SIF, Società Italiana di Farmacologia, nel quale si sono discusse le diverse opzioni. I progressi sono necessari perché le malattie intestinali sono una piaga spesso misconosciuta. Ma una volta individuata la cura giusta il paziente sta bene e torna finalmente sereno alle sue normali occupazioni.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale