Il premio Nobel per la Chimica assegnato quest’anno a Lindahl (svedese), Modrich (americano) e Sancar (turco) è un riconoscimento agli scienziati che hanno individuato la scatola degli attrezzi che permette di riparare la catena della vita. Il genoma viene sollecitato e alterato, così si verificano le mutazioni. Errori possono manifestarsi anche durante la replicazione. La ragione per cui il nostro materiale genetico non si disintegra a causa di questo caos chimico è perché esistono dei sistemi molecolari che lo rimettono in sesto.

«La prospettiva è mettere a punto farmaci capaci di migliorare il meccanismo di riparazione del Dna nelle cellule sane, evitare che ci siano errori durante la duplicazione del Dna» ha dichiarato Andrea Ballabio, direttore dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli. L’obiettivo, ha spiegato, è mettere a punto nuove strade «per prevenire i tumori, così come alcune malattie genetiche rare».

Nel mirino sono le malattie invincibili. La conoscenza dei meccanismi di riparazione del Dna porterà grandi progressi. Trattamenti quali radio o chemioterapia, chiarisce Pierfranco Conte, direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica all’Università di Padova, provocano danni al Dna delle cellule tumorali, che si attivano per ripararli. L’obiettivo è quello di creare farmaci in grado di inibire la capacità delle cellule tumorali di fare manutenzione. Anticorpi monoclonali che utilizzano questo meccanismo sono allo studio per il tumore al seno e già esistono per l’ovaio. Insomma, le scoperte dei tre Nobel aprono il cuore alla speranza.

Alessandro Malpelo – QN Quotidiano Nazionale