La prospettiva di sconfiggere il tumore polmonare sul nascere è una delle grandi scommesse di questi anni. Siccome è impensabile sottoporre tutta la popolazione ogni sei mesi a una radiografia al torace o alla tac spirale, quando le possibilità di estirpare chirurgicamente un nodulo piccolo come un seme, e quindi attaccabile, possono raggiungere l’80%, occorrono soluzioni alternative. Per questo sono allo studio analisi genetiche, praticabili con un banale prelievo di sangue, in grado di individuare tracce di cellule neoplastiche nel torrente circolatorio.

L’ultima idea suggestiva viene dallo IEO di Milano, è un naso elettronico capace di analizzare il respiro di una persona e scoprire un tumore del polmone allo stadio iniziale. Sappiamo che anche i cani molecolari sono stati addestrati a riconoscere odori patologici, ma siamo ancora a livello empirico. Il naso elettronico vuole essere un detective in grado di sfornare referti scientificamente ineccepibili.

Lo strumento messo a punto dai ricercatori con un finanziamento di 150 mila euro fornito dall’Airc (Associazione per la ricerca sul cancro) e sviluppato in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma, avrebbe un costo contenuto, se prodotto in serie (1200 euro). La novità è stata annunciata da Lorenzo Spaggiari (Università di Milano) direttore della Chirurgia Toracica e responsabile del Programma Polmone dell’Istituto Europeo di Oncologia. Un articolo sul Journal of Breath Research indica che su un totale di 146 individui, di cui 70 con diagnosi di tumore e 76 senza segnali di malattia, l’apparecchio è stato in grado di discriminare il respiro di chi si stava ammalando rispetto a chi non correva alcun rischio, con una precisione del 90 per cento.

E chi è malato e non può essere operato al polmone, che speranze ha? Una risposta incoraggiante viene dallo studio LUX-Lung 8, dal quale è risultato che afatinib ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza globale e quella libera da progressione della malattia in pazienti con carcinoma polmonare a cellule squamose durante o dopo chemioterapia. Una volta approvato dalla Commissione Europea (il Comitato di valutazione dei farmaci per uso umano dell’Agenzia Europea ha dato parere favorevole) afatinib offrirà qualcosa di più, si tratta di un medicinale da prendere per bocca, dedicato a persone con tumore polmonare difficile da trattare. Afatinib è già approvato in oltre 60 nazioni in tutto il mondo come terapia per il carcinoma polmonare non a piccole cellule, positivo per mutazioni di EGFR.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale