Un ragazzo di 19 anni, Alessandro Razvan Coviti, che aveva riportato un trauma cranico dopo un incidente, ha recuperato l’uso della parola grazie a una speciale riabilitazione che ha spinto il suo cervello a spostare le centraline della parola e del movimento dall’emisfero sinistro a quello destro. Dopo gravi incidenti e un silenzio prolungato il cervello si è rimesso in moto, traslocando le sue facoltà. Gli specialisti della materia grigia sono riusciti nell’impresa, denominata switch dagli autori anglosassoni.

«Alex è un caso unico al mondo – spiega Andrea Marini, psicologo e docente di neuroscienze all’Università di Udine – il suo emisfero destro, opportunamente stimolato, ha supplito quello sinistro con un doppio lavoro».

Professor Marini, possiamo dire che l’encefalo si sia inventato una ruota di scorta: come è possibile?

«C’è voluto un intenso programma di riabilitazione, iniziato a fine 2011. In tutto questo lasso di tempo il ragazzo è stato bombardato di stimoli. Al programma hanno preso parte ricercatori degli istituti universitari di Udine e Torino, e il centro per il recupero cognitivo Puzzle. I risultati li abbiamo pubblicati sulla rivista Brain and Language».

Che cosa ha fatto la differenza?

«La particolarità dell’intervento dei terapisti ha fatto sì che un cervello adulto si sia comportato come quello di un bambino. In Alex si è verificata la stessa plasticità, la stessa capacità di recupero delle funzioni. Siamo riusciti a spostare i centri della parola e del movimento dal lato della corteccia lesionata verso la parte integra, in questo caso a destra».

In pratica, come descrive il lavoro fatto con il ragazzo?

«Una sollecitazione incessante, di sette-otto ore al giorno, tre giorni a settimana, da fine 2010. Esercizi mirati ai toni di voce, ma anche a movimento, gestualità. Si è favorita una impressionante riorganizzazione delle aree corticali, delle reti neurali».

E alla fine avete vinto la battaglia…

«Per quanto riguarda Alex non possiamo escludere che l’emisfero destro fosse in qualche modo predisposto, pronto a farsi carico delle funzioni del sinistro. Ma l’ipotesi più probabile è che sia stata la terapia a innescare lo spostamento».

Insomma, un esito spettacolare, ma si utilizzano farmaci per questo trattamento?

«Nessun medicinale. Non abbiamo applicato su Alex nemmeno le stimolazioni corticali».

E gli strumenti radiologici?

«Il nostro lavoro è stato documentato con la diagnostica per immagini, la risonanza magnetica funzionale».

Un risveglio che potrebbe essere la chiave per curare anche pazienti con problemi diversi?

«Di sicuro si sono aperte prospettive di recupero mai esplorate prima d’ora. Le andremo a sperimentare, ad esempio, per trattare i casi di ictus giovanile». Lei ha indagato anche i disturbi del linguaggio nell’infanzia, che cosa avete scoperto? «L’indagine, con Medea e l’associazione La Nostra Famiglia, a Lecco, ha appurato che il 7% dei bimbi in età scolare presenta difficoltà che si possono ovviare con il potenziamento linguistico: giochi con le rime, i suoni, le sillabe».

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale

 

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