La questione della sostenibilità economica delle terapie innovative per il trattamento delle infezioni da virus HCV è al centro di un dibattito che coinvolge istituzioni, clinici e pazienti. Attualmente, un paziente su due con epatite C non ha accesso al trattamento con i farmaci innovativi in Italia: la gestione delle infezioni HCV-correlate rappresenta un onere clinico e sociale di estrema rilevanza per il Servizio sanitario nazionale.

Ad oggi, tra costi diretti e costi indiretti assorbiti dalle patologie HCV-correlate per il Servizio Sanitario Nazionale e per la società italiana, si stima un impatto medio annuo pari a 1,05 miliardi di euro (studio Marcellusi et al., 2016) di cui il 61,4% imputabile a costi indiretti (riduzione della produttività) e il restante 38,6% a costi diretti (cure e assistenza). Su circa 300mila pazienti diagnosticati, si stimano circa 150.000 soggetti eleggibili al trattamento con i farmaci innovativi.

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Ampliare i criteri di eleggibilità al trattamento con questi ultimi, a fronte di un maggiore impegno iniziale in termini di risorse, porterebbe nel medio-lungo termine contribuire ad ammortizzare i costi per il Servizio Sanitario Nazionale dovuti alla natura cronica dell’epatite C: questo è quanto emerge dallo studio di farmacoeconomia condotto dall’Università di Palermo con l’Università Tor Vergata di Roma.

LINK – Vai all’intervista sulle terapie innovative nei pazienti con epatite C