ANNALISA Manduca, nel programma ‘Life’ che lei conduce su Radio1 ha un rapporto diretto con il pubblico: come si pongono gli ascoltatori di fronte ai temi della salute?

«Molti hanno paura della malattia. Si documentano, si rivolgono in ambulatorio per essere rassicurati. E qui, può succedere, chiedono visite e analisi. Il medico a volte li asseconda ma spesso li persuade ad evitare indagini inutili».

Che cosa inseguono?

«In genere, più che le risposte, cercano conferme a quello che stanno pensando. Il web comporta un eccesso di conoscenze emotivamente difficile da gestire, troppe informazioni generano ansia. E il medico di famiglia deve gestire questa ansia. Le persone o si trascurano o si preoccupano troppo».

Quali pensieri generano ansia?

«La paura delle malattie che tu non vedi e che si nascondono dentro di te, tipo le malattie autoimmuni o i tumori. La gastroscopia è un’indagine che spaventa, la colonscopia pure. Persino la risonanza magnetica. C’è poi anche la paura di sapere, di conoscere la diagnosi».

E la fame di analisi dove si esprime maggiormente?

«Forse nei test del sangue e nel cuore. A volte non basta l’elettrocardiogramma per sentirsi a posto, si fanno indagini probabilmente inutili, o da evitare. E i test hanno un costo».

Altre cose che ci spaventano?

«Di sicuro la paura dei virus, di contrarre le infezioni, le epidemie di influenza stanno diventando molto più difficili da gestire».

La nostra alimentazione è un capitolo a parte?

«È il grande assillo dei nostri giorni, la necessità di mangiare in maniera naturale può diventare una ossessione, penso a quei genitori che fanno fare la loro dieta ai bambini. Bimbi che attirano l’attenzione con i loro mal di testa, mal di pancia, generando apprensioni nei genitori e richieste improprie. Stesso discorso vale per gli anziani, che hanno tanti farmaci da prendere, tanti esami da fare, il diabete, l’ipertensione. Al centro ci siamo noi».

Già, chi lavora, che tipo di controlli fa?

«Le preoccupazioni sono per la schiena, la postura. La popolazione attiva si può dividere tra chi fa sport e chi ha una vita troppo sedentaria».

E i malati immaginari?

«Vivono i loro disturbi come se esistessero solo loro, si preoccupano per cose da nulla trascurando la vera prevenzione».

Alessandro Malpelo

Pubblicato su QN Quotidiano Nazionale – IL GIORNO – il Resto del Carlino – LA NAZIONE del 27 marzo 2017

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