RIPARI. Sono corsi ai ripari, dopo lo smascheramento su Raitre, denunce e proteste. Hanno aperto una sezione in cui i proprietari dei ristorianti possono rispondere alle critiche, ma non basta a difenderci dal delirio di onnipotenza degli incompetenti in vacanza. Ognuno ha il suo gusto, ma criticare un piatto richiede competenza, esperienza, palato e cultura. Anche un po’ di umiltà curiosa. L’ultima arrabbiatura ieri, mentre stavo inviando a Domenico Liggeri, che scrive qui sotto, due dritte sul mio «luogo poetico», l’emporio del sentimento e delle idee di Barbara Fronterrè a Marzamemi, Sicilia. Liccamuciula, nel borgo antico della tonnara, in piazza Regina Margherita al 2. Selezioni di cibo e vino, l’angolo delle proposte gourmet (la granita di mandorle pestate in mortaio all’antica), i dolci d’autore del Caffè Sicilia di Corrado Assenza, una selezione di salumi artigianali di Chiaramonte Gulfi (l’amico Massimiliano Castro se non ricordo male, asino e manzo), produttori di nicchia e biologici, i presidi slow food. Il Moscato di Noto e di Siracusa.

Profumi artigianali francesi e colonie inglesi che ornavano le toilette di gentiluomini e gentildonne siciliani, come le fragranze di Esteban Paris. La moda di Siculamente e “La coppola storta”. Cucite a mano da una cooperativa femminile di San Giuseppe Jato. Meravigliosi cosmetici naturali non testati su animali, a base di fiori, frutti, ingredienti alimentari siciliani: agrumi, miele, olio di mandorle e d’oliva, latte d’asina, polpa di ficodindia, mosto d’uva. Gioielli in corallo e pietre dure, gioielli vintage e creazioni esclusive in ceramica, carta e stoffa. Nulla o quasi è stato capito di tutto questo. Che mondo triste.