Buon gusto

Erbaluce e Carema, oro del Canavese. I 50 anni di una Doc antica ed eroica

Oro bianco e oro nero del Canavese. I 50 anni della Doc di Erbaluce di Caluso e Carema ci portano a spasso nella storia. Il rosso Carema, nebbiolo di montagna, vino di papi, principi e Duchi di Savoia, “vin d’arrosto” per i Reali di Francia nel trattato del bottigliere di Papa Farnese e nel “De Vinis Italiae”, siamo nel XVI secolo, e bottiglia importante a Torino con il bianco Erbaluce prima della moda del Barolo. Mario Soldati lo definiva «forte e simpatico come un gusto di sole e di roccia». Se ne è parlato e bevuto al Castello di Parella con la presidente del Consorzio Caterina Andorno, i politici, Silvio Barbero, vice presidente dell’Università di Pollenzo e Slow Food. Daniele Lucca ha dato parola ai vignieri della generazione eroica, Renato Bianco, Remo Falconieri, Francesco Orsolani, Luigi Ferrando, Alessandro Gabriele, Riccardo Gnavi e all’enologo friulano che ha collaborato con loro, Gaspare Buscemi. E questo territorio può ancora parlare di buono e agricoltura sostenibile, bioetica.

E deve esserci uno stile, come in Langa con Barolo e tartufo. Si è ricordato il tempo in cui il Passito di Erbaluce era di moda, la nascita delle prime cantine. Oggi le poche preziose bottiglie di Erbaluce e Carema sono in tutto il mondo, da New York a Shangai con Roletto, nei ristoranti di Milano, e raccontano una biodiversità spiazzante perché ogni produttore qui ha il suo stile, ogni bottiglia mineralità, profumi, erbacei, tratti austeri e diversi. Lunghissima vita, se fossero disponibili le annate.

Due le cooperative, la Cantina Produttori Nebbiolo di Carema (1960), dieci agricoltori e 13 ettari, Doc dal 1967. E la Cantina Sociale della Serra, figlia della visione e del progetto di economia integrata, industria e agricoltura, di Adriano Olivetti nel 1953, con 99 soci che diventarono 1018 già nel 1961, Doc dal 1967. L’Erbaluce è l’unica bacca bianca italiana ad avere la Docg per tutte e tre le sue espressioni, il notevole Spumante Metodo Classico, il bianco secco e il Passito. Vale un viaggio fra vigne, boschi e castelli, dal lago di Viverone al Gran Paradiso. Imperdibili le tome d’alpeggio di Matteo Villa, geniale affinatore sopra Parella. Sosta dovuta ai Tre Re di Castellamonte, sublime cucina di territorio, fama internazionale, finanziera da urlo.

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