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‘La vita dell’Omo’ secondo Giuseppe Gioachino Belli

VEDI IL VIDEO Il sonetto “La vita dell’Omo” detto da Gianni Bonagura

Firenze, 1 dicembre 2012

Giuseppe Gioachino Belli

La vita dell’Omo

Nove mesi a la puzza: poi in fassciola [1]
tra sbasciucchi,[2] lattime e llagrimoni:
poi p’er laccio,[3] in ner crino,[4] e in vesticciola,
cor torcolo[5] e l’imbraghe pe ccarzoni.

Poi comincia er tormento de la scola,
l’abbeccè, le frustate, li ggeloni,
la rosalía, la cacca a la ssediola,
e un po’ de scarlattina e vvormijjoni. [6]

Poi viè ll’arte, er diggiuno,[7] la fatica,
la piggione, le carcere, er governo,
lo spedale, li debbiti, la fica,

er zol d’istate, la neve d’inverno...
E pper urtimo, Iddio sce[8] bbenedica,
viè la Morte, e ffinissce co l’inferno.

Roma, 18 gennaio 1833

Giuseppe Gioachino Belli 

Note

1. Il bambino in fasce dicesi sempre cratura in fassciola.
2. Baci dati con insistenza.
3. Cinghia attaccata dietro le spalle de’ bambini per sorreggerli ne’ loro primi mesi di cammino. Può presso a poco paragonarsi al tormento della corda.
4. Canestro in forma di campana, aperto in alto e nella base, entro cui si pongono i bambini, che lo spingono col petto e tengonsi ritti in esso nel camminare.
5. Salva-capo contro le cadute.
6. Vormiglioni: vaiuolo.
7. Digiuno ecclesiastico che principia all’anno ventunesimo.
8. Ci.

(da Sonetti romaneschi)

Leggi il post correlato Compleanno Belli (Roma, 7 settembre 1791). 'Er giorno der giudizzio'

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