Firenze, 30 dicembre 2012 – E’ solo una piccola, significativa antologia dei vostri commenti stilati nel corso del 2012, che vuol valere anche da ringraziamento e da augurio festivo. Scelta a parte – spero sufficientemente giusta, varia e piacevole, da leggere come una sorta di unico, collettivo e imprevisto testo a più voci –, tutti i commenti di chi ha contribuito a queste Notizie di poesia resteranno in calce ai singoli post, continuando a costituire parte essenziale di quello che vorrei chiamare, all’insegna di una paritaria e parimenti interessata condivisione di cose e valori nel segno della poesia, il nostro blog. E vi chiedo, sollecitandovi a rispondere nei commenti, naturalmente se la cosa vi va, magari con calma, una volta tornati a casa da qualche giorno di vacanza: qual è stato il post dell’anno che vi è piaciuto di più? E quale il miglior commento, e chi il miglior commentatore? Grazie e buon 2013! 

Marco Marchi

I COMMENTI PIU’ BELLI

DanielaPt su Natale con Giuseppe Ungaretti
Non esiste Natale, non c’è alcun festeggiamento, perché non può esserci tregua per chi vive le atrocità della guerra. Il cuore non riesce a scaldarsi neanche dinanzi a un camino, dove il calore della fiamma è l’unico compagno silenzioso che si desidera avere accanto. Sembra di vederle quelle “quattro capriole di fumo del focolare”, osservate dal poeta, immagine che evoca il palazzeschiano Perelà, nato proprio dall’”utero nero” di un camino. Ma Ungaretti non può vedere quell’uomo di fumo che con la sua leggerezza è simbolo di speranza, di vita… Quel “caldo buono”, così confortevole, non fa che riportare alla sua memoria il freddo crudele e nemico delle trincee nelle interminabili veglie notturne. 

Tristan51 su Futurismo e immoralismo. I fiori lascivi di Aldo Palazzeschi (post per soli adulti)
Immaginate quanto si è divertito Palazzeschi a contrabbandare sottofondi autobiografici e veri significati della sua opera. Come quando, ad esempio, rassicurava in una lettera Antonio Baldini, direttore della “Nuova Antologia”, circa “Sorelle Materassi”: “E per la tua tranquillità di direttore aggiungerò che Sorelle Materassi non è un casino, anzi tutto il contrario, sono delle piccole e brave ricamatrici e cucitrici di bianco alle quali per i casi della vita vengono a svilupparsi tardivamente e confusamente i sentimenti elementari della donna: maternità e amore”. Incredibile.

ErikaOlandeseVolante su I fiori simbolisti di Pascoli. ‘Digitale purpurea’
Il “lungo brivido” l’ho sempre condiviso, dalla prima volta che ho letto questi versi. E’ poesia dolcissima, eppure vischiosa, inquietante. Amore e morte si fondono e si confondono ed altro non sono che la stessa vertigine. La bionda e la bruna. Forse i due volti del poeta. Maria e Rachele sono uguali, identiche ma speculari, come nella grafica del filmato: solo che una è fatta di luce, l’altra d’ombra. Ed è dalle labbra dell’ombra che la luce sugge il racconto, l’emozione di un peccato tanto più sublime quanto più è compiuto in un luogo di purezza e santità.

TeresaCiardi su Nelle foreste della notte. ‘La tigre’ di William Blake
È proprio dei grandi creare con poco: basta un po’ di rosso e di nero per dar vita all’indimenticabile Tyger, figura mitica quanto tangibile nel suo essere simbolo, nell’appartenenza a quel mondo visionario di cui Blake si fa profeta e poeta.

pepper su Compleanno Dickinson (Amherst, Massachusetts, 10 dicembre 1839). ‘Morii per la Bellezza’
È l’identità di Bellezza e Verità che si compie e rivela in versi sepolcrali e vivissimi, al contempo. Ben oltre la “fratellanza” d’archetipi dichiarata da Emily Dickinson, il verso canta Bellezza e Verità che si assimilano nel silenzio muschioso, color di speranza…

giulietta su Quali spazi e silenzi. Un ‘notturno ‘ di Carlo Betocchi
Cerchiamo il divino nel buio, nel silenzio, nella lontananza delle stelle e non troviamo che il bisbiglio degli uccelli: non si lamentano nemmeno più, come invece faceva l’usignolo leopardiano: bisbigliano appena.

TommasoMeozzi su Rilke (Praga, 4 dicembre 1875). ‘Sonetti a Orfeo, I
Se anche solo un filo di questa pura delicatezza può ancora parlare… il frastuono, le grida, l’interrompersi, non possono avere l’ultima parola. Rilke mi lascia assetato di spirito. Con un tempio nell’udito.

IsoladiFederigo su Poesia neogreca. Elitis, lo strepitoso ‘Monogramma’
Parlare d’amore all’amore, nella lingua che dell’amore ha conosciuto tutti i versi restando in ascolto di lei, della sua musica. La poesia di Elitis è come la casa sull’isola evocata nel finale di questo magico “Monogramma” (“Nel Paradiso ho disegnato un’isola / A te uguale ed una casa sul mare…), costruita sulla roccia della grande tradizione greca antica e moderna, esposta ai venti incrociati di una trasformazione continua, in vista di profondità e trasparenze come una naturale, seducente metafisica. Poesia pensosa e incantata, sempre in viaggio verso la piena coscienza di sé, dentro la storia che l’ha espressa e luminosamente la abita.

PietroPaoloTarasco su Compleanno Luzi (Castello, Firenze, 20 ottobre 1914). ‘Nell’imminenza dei quarant’anni’
“L’albero di dolore scuote i rami…” è stato il verso che “mi si è infitto come un chiodo nella mente”, per dirla alla Luzi; un verso che lessi per la prima volta nel 1989 nell’opera poetica di Mario Luzi allora raccolta in Tutte le poesie, Garzanti. Fra tutte, scelsi proprio “Nell’imminenza dei quarant’anni” e questi versi dettero inizio al mio lungo narrare per immagini. La sua sublime poesia, dopo più di vent’anni, mi emoziona ancora tanto con infiniti stimoli creativi. Ricordarlo, oggi, nel giorno del suo compleanno con questa meravigliosa poesia, è per me momento di grande emozione; sono ritornato indietro con la mente quando per la prima volta ho incontrati il Professore in Via Bellariva. Oggi, un pensiero profondo a Lui grande maestro di vita e letteratura. 

YumikoNakajima su Dintorni della poesia. All’Età Libera con Tozzi
Mi pare che questa scena in cui Pietro è abbandonato nel buio dopo che Domenico è uscito dalla camera del figlio alluda al titolo “Con gli occhi chiusi”. Nel mondo d’inconscio tozziano sempre appargono le figure del padre potente e minaccioso e del figlio che è incapace di addattarsi alla realtà e alla società in cui vive e che si sentono la paura, l’odio ma anche si sente intensamente il senso d’ammirazione e d’amore verso il padre.

MarcoCapecchi su Onda che canta, onda che geme. ‘Il naufrago’ di Pascoli
Sublime! Perdonatemi se nell’ascoltarla e leggerla oltre alla modernità di Pascoli il mio pensiero è andato a quei “dannati della terra” che quasi quotidianamente naufragano per un po’ di Pace! Pace! Godranno mai un po’ di serenità? Potenza della poesia che evoca mondi lontani eppure illumina la cronaca.

GiuliaBagnoli su Contro l’usura. Dai ‘Cantos’ di Ezra Pound, XLV
L’uso perverso del denaro (che, tra l’altro, non è dei cittadini) e l’usura da parte delle banche sono temi attualissimi. L’usura “arrugginisce arte ed artigiano”, ed è gravissimo soprattutto in un Paese come il nostro che viveva d’arte e d’artigianato. Con la speranza che l’arte possa veramente tornare a fiorire, oggi, più che mai, il suo compito è quello di denunciare un sistema in cui tutto ruota intorno al capitale (ricordo “Le mosche del capitale”, Volponi), un sistema che è l’espressione del nulla e che vende il nulla.

DuccioMugnai su Un Essere di luce. L’amore in versi di Paul Verlaine
Come non ricordare il dipinto di Fantin-Latour, conservato al museo d’Orsay, dove Verlaine appare insieme a Rimbaud e ad altri poeti. In un altro dipinto del medesimo pittore, anche questo conservato al d’Orsay, viene ritratto Baudelaire insieme ad altri artisti. I personaggi sembrano quasi accomunati nella loro diversità, a gloria della Francia , ma ancor più del fermento culturale dell’epoca, quasi la bellezza della vita si ritrovasse negli oggetti e negli accadimenti più umili e semplici, negli aspetti più poveri e miserandi, negli accenti più cristallini. 

Diego Salvadori su Creatura celeste che ha nome Luna. ‘Il novilunio’ di D’Annunzio
Un componimento unico, testificante – nel suo oscuro, inesorabile, quasi catabatico incedere – la magnificenza e la bellezza di uno dei miei libri prediletti in assoluto, siglato sotto l’egida di un’Estate che – in questo lungo arco poematico – finisce col moltiplicarsi in tanti ologrammi: imprendibili ma alimentanti, di volta in volta, una “fame di vita” quasi spasmodica.

Massimiliano Bertelli su A grande richiesta. ‘La pioggia nel pineto’ di Gabriele D’Annunzio
Ricordo ancora la spiegazione del mio professore del Liceo; lesse la prima strofa, si fermò ed esclamò: “Non c’è niente da dire, qui si comunica solo che piove”. In quel momento ho smesso di ascoltarlo, intenzionato a lasciarmi trasportare dal potere cromatico-musicale dei versi… Ho riprovato la stessa sensazione questo fine settimana: Galleria Borghese, davanti al capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, con la pioggia (reale!) che ticchettava sui vetri; Dafne compie una metamorfosi arborea – dentro di me cantavo “La pioggia nel pineto”, desideroso di fondermi con la scultura, con la pioggia, con il giardino della villa…

Francesco Nigi su Anniversario Saba (Gorizia, 25 agosto 1957). ‘Cinque poesie per il gioco del calcio’
Sono stupende, mi ricordano tutte quelle belle sensazioni di quando giocavo a calcio prima dell’infortunio. Addirittura nel leggerle mi è sembrato di sentire ancora il rumore dei tacchetti prima di entrare nello spogliatoio e l’odore dell’erba dei campi da calcio , e la folla che ti acclama se segni. Emozioni che solo un calciatore può sentire e che Saba ha riporta benissimo nei suoi versi, riuscendo a farmi provare quelle emozioni , che si trovano solo sul campo .

stillafarota su Anniversario Palazzeschi (Roma, 17 agosto 1974). Visita alla contessa Eva Pizzardini Ba’
Professore, ma lei mi prende in contropiede!!! Ora mi toccherà smentirmi! Battute a parte, Paolo Poli resta eccezionale, specialmente nell’interpretare Palazzeschi. Dunque, avrebbe potuto una lettura di Palazzeschi reggere il confronto? Molto probabilmente no; ne sono pienamente consapevole. E ben vengano letture, interpretazioni, appropriazioni, ecc… ogni qualvolta – come nel caso specifico – ci danno emozioni forti. Anzi, ripensandoci, ben vengano sempre e comunque! L’importante è dar voce ai testi, farli conoscere, parlarne. Eppure, se disponessi anche di Palazzeschi che legge se stesso, io non rinuncerei ad un confronto. Credo che finirei per preferire Poli, ma sono anche convinta che proprio dalla voce di chi ha concepito quegli stessi versi avrei potuto capire di essi qualcosa in più. Tornando a Poli, fra le due letture della “Visita” mi sento più in sintonia con la prima. Infine, venendo al contenuto, ha proprio ragione Palazzeschi: “Le belle cose da noi sono un mito, / noi siamo quelli di ieri… o di poi. / Che governo pitocco! / Ma… di nuovo? / – Di nuovo… / La gallina ha fatto l’uovo!” 

m su ‘Mondo, sii, e buono’. Zanzotto, Metastasio, l’indignazione e l’antifrasi
Impagabile questo Zanzotto e il suo giocare-sperimentare con le maglie della lingua e dei significati: cosa che naturalmente ha inumidito i sogni di pre-, de-, anti- e post strutturalisti. Deliziosamente birichina, fra l’altro, la linguaccia agli heideggeriani, che uno s’immagina in ritiro ai loro alpeggi, persi in disamine metafisico-etimologiche costellate appunto di “ex-de-ob etc”. E poi la perfida, apparentemente casuale rima mal pagato / santificato / da lato… Ma soprattutto la chiusa, che conferisce all’insieme un tono, come dire, da epigramma del pensiero. Ormai però Zanzotto ci ha lasciato soli, qui a Münchausen, dove continuiamo ancora a stare a galla tirandoci su, chi li ha, per i capelli. 

Silvia su La parola, il canto. ‘Inno alla morte’ di Ungaretti
Amo le poesie lette dai poeti (non che gli attori non le sappiano rappresentare, a volte molto meglio degli autori, conoscendo bene trucchi e strumenti del mestiere di farsi portatori della voce altrui). Ma c’è, nella lettura dei poeti, il valore di testimonianza, il valore del suono della loro voce, a volte faticosa, se anziani, c’è la loro inflessione dialettale, c’è quell’elemento di umanità che rompe l’astrazione della scena teatrale/attoriale e che paradossalmente rende il verso ancora più elementarmente assoluto. Così è almeno, per me, con Ungaretti (ma con Pasolini, con Zanzotto, con Luzi…).

Giovanni Taddei  su Luzi. La poesia ‘nell’opera del mondo’
Il mondo, di Luzi. Luzi, il mondo. Irretito dal potere del sangue. E una bava: di speranza. Giovanni Taddei dalla configurazione facebook della figlia Sara

Marco Corsi su Giovani per davvero: Franca Mancinelli
Della Mancinelli si segnala un’ulteriore prova di maturità e di ricerca nella recentissima antologia einaudiana dei “Nuovi poeti italiani”, giunta al sesto volume, e curata da Maria Angela Bedini. Quello che più ci colpisce di questa poesia, non senza peso e non senza misura anche in relazione al suo impatto fonico, è la corposità e la densità della materia che Franca Mancinelli riesce a portare direttamente nel rigo del verso. Un rigo “scabro ed essenziale” ma pur sempre rotondo nella svolta degli enjambements, in un movimento che cola e cala a precipizio tra il chiarore della parola e il buio della sua terra d’origine, del suo deposito ancestrale. Così la figura di Maria, figura di figura della madre primigenia, viene riconsegnata al suo corpo nello spirito del verso, che col ritmo dell’ascesi si muove tuttavia orizzontale sulla superficie dell’affresco che dipinge. Diversi sono i tempi della dizione, e diversificata la stratificazione dei depositi testuali che qui si legge e che reggono la qualità del testo. Vi consiglio anche di ascoltarla la Mancinelli, in qualche lettura pubblica ancora provvidenziale e resistente, e vedrete che tutto quello qui scritto (benché poco) si risolverà all’orecchio in maniera più evidente.

Jan Bencini su I fiori lascivi di Aldo Palazzeschi
la natura è una libidine! geniale l’idea di usare i fiori alludendo ad “altro”. inutile cercare ristoro nei “nascondigli”, la natura è voluta dello stesso Dio che invoca l’autore. inoltre “aprimi”, nel penultimo verso, si può considerare un verbo “a luci rosse” in questo contesto. in fin dei conti, il poeta non disdegna questi “piaceri” e sembra soffocare una certa ilarità nel riferirsi al Signore. è giusto un mio pensiero…

Giovannella su ‘Antiche Tozzi della mia città’. Tozzi poeta
Le immagini, soprattutto le immagini, incombono nei testi di Tozzi. Le torri, la veste rossa, i grandi mantelli vermigli, il sangue, la strada, incitano a spostare lo sguardo verso l’alto (anche un ponte può servire all’anima…. sussurra Tozzi) dove Cristo domina incontrastato, seppur debole nella sua sofferenza. Queste immagini, che troveranno tutta la loro forza ed espressione nella prosa – penso, in particolare, alle novelle – annunciano la grandezza di Federigo Tozzi.

Nell’illustrazione: Pietro Paolo Tarasco, Mario Luzi e Pienza, dalla finestra di Via del Bacio, acquerello, 2009.

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