Firenze, 1 luglio 2013 – Dunque, per il mese di giugno vince Pascoli con un suo testo strepitoso di cui speriamo di poter dare ai nostri lettori. in un video, anche la lettura che ne ha fatto di recente l’attore Francesco Manetti nella serata di vigilia del Premio Letterario Castelfiorentino! Il post vincitore, A grande richiesta. “Il naufrago” di Giovanni Pascoli, qui sotto, ripubblicato assieme a tutti i vostri commenti, cui vogliamo aggiungere quello, ampio e circostanziato (un saggio, in realtà), di Elena Gori: lo si può leggere cliccando qui.

Argento e bronzo a Saffo e Pasolini (rispettivamente per Alle origini della poesia. Saffo, ‘Simile a un dio mi sembra… e Il selvaggio dolore. Pasolini e la ‘Ballata delle-madri’), immediatamente seguiti, poco distanziati anche tra loro, da Verlaine e Montale. E quanti incrementati “mi piace”, e quanti commenti questo mese! A vincere nel mese di gugno è stata soprattutto la poesia, che si è garantita stavolta, attraverso queste Notizie e attraverso l’inaugurata pagina Facebook del Premio Letterario Castelfiorentino, nuovi lettori, nuovi aficionados.

Buona lettura, e buon ascolto del poemetto pascoliano, con una lettura sopraffina e un video molto suggestivo.

Marco Marchi

A grande richiesta. “Il naufrago” di Giovanni Pascoli

VEDI IL VIDEO “Il naufrago” letto da Vittorio Gassman

Firenze, 10 giugno 2013 – Un poco noto capolavoro di Giovanni Pascoli, tratto dai Nuovi poemetti e splendidamente interpretato da Vittorio Gassman. Un’altra coniugazione sperimentale e moderna della straordinaria poesia simbolista pascoliana, un testo e un video assolutamente da non perdere.

Le onde che dicono, rivolgendosi al naufrago (all’uomo): «Noi siamo quello che sei tu: non siamo»; le onde che dicono di se stesse, partecipi di un unico mistero cosmico: «L’ombre del moto siamo»… E endecasillabi che al pari delle onde meravigliosamente si frangono, si frantumano e si accavallano, si fondono e si confondono: «– Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla. / Dorme? Non so. Sì: non si muove. E il mare»

Marco Marchi

Il naufrago

Il mare, al buio, fu cattivo. Urlava
sotto gli schiocchi della folgore! Ora
qua e là brilla in rosa la sua bava.

Intorno a mucchi d’alga ora si dora
la bava sua lungi da lui. S’effonde
l’alito salso alla novella aurora.

Vengono e vanno in un sussurro l’onde.
Sembra che l’una dopo l’altra salga
per veder meglio. E chiede una, risponde

l’altra, spiando tra quei mucchi d’alga…

II

– Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla.
Dorme? Non so. Sì: non si muove. E il mare
perennemente avanti lui si culla.

Noi gli occhi aperti ti baciamo ignare.
Che guardi? Il vento ti spezzò la nave?
Il vento vano che, sì, è, né pare?

E tu chi sei? Noi, quasi miti schiave,
moviamo insieme, noi moriamo insieme
costì con un rammarichìo soave…

Siamo onde, onda che canta, onda che geme…

III

Tu guardi triste. E dunque tua forse era
la voce che parea maledicesse
nell’alta notte in mezzo alla bufera!

Noi siamo onde superbe, onde sommesse.
Onde, e non più. L’acqua del mare è tanta!
Siamo in un attimo, e non mai le stesse.

Ora io son quella che già là s’è franta.
E io già quella ch’ora là si frange.
L’onda che geme ora è lassù, che canta;

l’onda che ride, ai piedi tuoi già piange.

IV

Noi siamo quello che sei tu: non siamo.
L’ombre del moto siamo. E ci son onde
anche tra voi, figli del rosso Adamo?

Non sono. È il vento ch’agita, confonde,
mesce, alza, abbassa; è il vento che ci schiaccia
contro gli scogli e rotola alle sponde.

Pace! Pace! È tornata la bonaccia.
Pace! È tornata la serenità.
Tu dormi, e par che in sogno apra le braccia.

Onde! Onde! Onda che viene, onda che va…

Giovanni Pascoli

(da Nuovi poemetti, 1909)

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I VOSTRI COMMENTI

Tristan 51
Capolavoro assoluto, veramente.

MassimilianoBertelli
Siamo in un attimo […] E’ il vento ch’agita […] è il vento che ci schiaccia”. Queste parole mi ricordano La ginestra di Leopardi, in particolare il celebre paragone fra l’umanità e il formicaio che può essere distrutto dal fato. Tutto è precario, tutto è niente, “non siamo”. Eppure, allo stesso tempo, in un mirabile gioco di specchi, uomo e natura, proprio in virtù della loro costitutiva precarietà, si mostrano anche in continua evoluzione – non solo, un’evoluzione dal segno positivo, che si muove in un percorso quasi virtuoso dalla tempesta alla serenità. E allora, in prospettiva, dolce può sembrare anche la bufera, e i baci ignari sugli occhi aperti concessi nella confusione del cosmo…

YumikoNakajima
Dai versi “Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla. ….”, mi viene in mente i versi che e’ simile a quelle di Palazzeschi “Chi sono?”. e poi mi sembra che la ripetizione della parola “pace” o “onde” il tono diventi piu’ calmo.

MarcoCapecchi
Sublime! Perdonatemi se nell’ascoltarla e leggerla oltre alla modernità di Pascoli il mio pensiero è andato a quei “dannati della terra” che quasi quotidianamente naufragano per un pò di Pace! Godranno mai un pò di serenità? Potenza della Poesia che evoca mondi lontani eppure illumina la cronaca. Simbolista e Europeo, moderno suo malgrado, poeta del mistero e della sua indecifrabilità, immerso nel suo nulla immaginando naufraghi: Pascoli cent’anni dopo, tra le cose più belle di questo blog.

ErikaOlandeseVolante
Qui dentro c’è l’innocente cinismo della natura, che vive, muore e si ricrea. Il naufrago, quasi spogliato dalla sua tragedia, è un manichino, un bambolotto in cui la morte non fa paura ma “è” semplicemente. Il mistero è tutto nell’ubiquità della vita e al contempo nel suo irrequieto e gaio non fissarsi mai. La bonaccia sarà solo un momento di tregua ed il corpo-giocattolo non potrà che rimanere inerte ad attendere di essere di nuovo un oggetto in balía del capriccio delle onde.

AretusaObliviosa
Luzi e Pascoli instancabilmente invocano “pace, pace, pace”. Si tengano presenti i versi commemoranti i morti di via dei Georgofili; e si pensi all’attenzione di Luzi per la poesia pascoliana. Qui gli endecasillabi, ricchi di allitterazioni e di onomatopee, sono pura musica. E se questi – com’è stato accortamente notato – “meravigliosamente si frangono”, l’iterazione finale delle “onde” ci restituisce quel cadenzato e incomparabile respiro del mare al quale è infinitamente bello abbandonarsi.

DuccioMugnai
Solo due giorni fa, durante la serata finale del Premio Letterario Castelfiorentino, Marchi e Vecchioni, parlavano insieme della “magia” della poesia e della necessità di un “dàimon” ispirativo operante all’interno del processo creativo. E, davvero, Il naufrago di Pascoli può assumere il valore di esemplarità. di mirabile intreccio tra tecnica e divina spiritualità.

GiuliaBagnoli
Come l’onda è determinata dal vento, così la vita degli uomini è condizionata da una forza misteriosa. Gli uomini non hanno un’individualità: la loro condizione è quella di “non essere mai” e di esser naufraghi in balia del mare. Il naufragio di Pascoli non è dolce, come quello di Leopardi: è una caduta nel vuoto. Non è nemmeno riaffarmazione di vita, come quello di Ungaretti (l'”Allegria dei naufraghi”). Il naufrago di Pascoli forse non si è mai salvato.

Alessio Landini
Il potere della parola, il simbolismo della poesia, l’euritmia del verso: questa la modernità di Pascoli.

IsolaDifederigo
Nessun altro poeta moderno ha saputo “gemere” e “cantare” come Pascoli, ispirato naufrago in balìa delle sue onde sonore, immerso nell’assolutezza feriale e cosmica di una musica morbida e cullante scagionante ogni tragedia.

TommasoMeozzi
Sembra quasi di ravvisare un’anticipazione, una premessa, dell'”Uno, nessuno e centomila” pirandelliano… rinascere “nuovo e senza ricordi”… ma è possibile? Forse solo alle onde del mare. Di gusto sopraffino il verso “Il vento vano che, sì, è, né pare?”, nel quale la scansione metrica mima le fasi di vita (assenso, desiderio di esistere), morte (trascorrere del tempo), impossibilità di coincidere con se stessi in due attimi successivi (e qui sarebbe interessante un confronto con Bergson).

tristan51
Sì, anche in questo aveva visto bene Pasolini…

Rosalba de Filippis
Qui più che mai si comprende come Pascoli abbia influenzato e orientato la poesia del Novecento: dentro la tradizione, ma erodendola appunto dall’interno. Poi i crepuscolari con tutto il loro “domandarsi” da un lato, le frenesie futuriste, la lezione dei naufragi ungarettiani, dall’altro. In fondo chi non è debitore al grande Pascoli?

Giovannella
Bellissima e struggente poesia. Ogni essere umano è come un’onda, che lascia una piccola traccia, poi inevitabilmente cancellata da altre, in un susseguirsi infinito.

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