VEDI I VIDEO “Un passo, un altro passo” di Carlo Betocchi , Giacomo Trinci legge sue poesie da “Inter nos” (da 5.00)

Firenze, 13 dicembre 2013 – Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi.

Storia e cultura. Il ritorno del “Betocchi”

Qualcuno ricorderà il grido d’allarme che un anno fa si alzò da queste colonne: il “Premio Betocchi” minacciato di cancellazione in un quadro culturale cittadino in cui la figura del grande poeta avrebbe dovuto semmai registrare ricordi più continuativi e riconoscimenti maggiori. Quell’articolo de “La Nazione” fece riflettere, il messaggio fu raccolto e, grazie all’intervento della Provincia, una continuità non fu spezzata.

Adesso il “Betocchi” ritorna con la sua dodicesima edizione. Ritorna con rinnovata convinzione da parte di enti e istituzioni che lo sostengono: dal Comune, che ospiterà in Palazzo Vecchio la premiazione sabato prossimo,  all’Università, dall’infaticabile Gabinetto Vieusseux all’indispensabile Cassa di Risparmio di Firenze.

Il poeta vincitore dell’edizione 2013 rende per suo conto onore al premio con l’alta qualità artistica della sua opera, pervenuta ad un libro impegnativo e del tutto felice come il recente Inter nos: il bravissimo Giacomo Trinci, pistoiese legato a Firenze dai tempi del suo debutto nell’agone letterario (la raccolta Cella, pubblicata nel 1994 da Pananti) e della militanza calamitata attorno al foglio giovanile “Pioggia Obliqua”.

La speranza è che, presieduto adesso dalla senatrice Rosa Maria Di Giorgi, il “Centro Studi e Ricerche Carlo Betocchi” possa non solo degnamente celebrare di anno anno con serenità questo importante evento, ma ampliare la gamma delle iniziative utili a tener viva la memoria di uno dei fiorentini più illustri che la storia della cultura possa vantare.

Marco Marchi

Un passo, un altro passo


Un passo, un altro passo

ivi del cielo il masso

azzurro, la vivente natura,

e l’inferma pietà
che se stessa conosce negli errori,

e la lieve follia, ivi la morte,

il rumore e il silenzio,

e il mio esistere anonimo;

e come dalla pietra sale il canto

di un colore che è muto,

un passo, un altro passo,

inciampando nel divino esistere

io giungo a riconoscermi nel sasso
che sospira all’eterno, in alto, in basso.

Carlo Betocchi

(da Un passo, un altro passo, 1967)

Da Inter nos

…il vento dell’ala dell’imbecillità.
C. Baudelaire

non gli riesce niente
a fare niente non gli è mai riuscito,
neanche l’inattivo agisce in lui,
per lui tutto è nel fare spento,
inoperoso agisce, annaspa a mezzo fare
e ride un poco, buono, non si tiene,
spisciancola di qua, di là,
sui muri adulti del dovere,
si direbbe, volendo definire
quel che non può finire,
definire per nulla,
il giorno s’alza, sbalza ogni pensiero,
da un luogo all’altro,
al margine dei fiori,
tiranneggia il possibile, lo tiene
in potenza, potentemente,
sbaglia sempre, fallisce,
ma non fallisce bene,
sempre si tiene al mezzo,
non sfinisce la tela,
a fare niente – bene non riesce,
non riesce all’inettitudine,
perchè c’è sempre quel qualcosa
che un poco c’è, disamato ma c’è,
inconcluso ma vivo,
quindi sbadiglia e ride,
come un idiota vero, come il cielo,
i gigli del campo, vero, gli uccelli,
…….

uccelli del cielo,
gli arride l’alba, il mattino,
gli cola saliva dal mento, beato,
lo guarda guardare che mangia,
lo mangia il bisogno, la cura,
non dura la fame, neppure,
lo stronca, o lei pure si sazia,
una volta, lei pure si spegne,
e lui piange, forse, si bagna,
di lacrime e piscio,
di là, mentre l’acqua ristagna…

mio rivo, poi canta, lui vivo,
ecco che torna, si prova a sorridere
agli altri, per farsi gentile –
vedere, parere d’intorno,
elegante, gentile, sparire,
poi pensa, ma non gli riesce,
pensare è assai duro, è da grandi,
poi canta da solo, rigira la strofe,
balordo, gli occhioni celesti, contado,
di campi l’odore,
dell’erba l’idiota sapore,
poi tenta un fraseggio di luce
che vede lontano sparire,
di subito in subito, muore…

Giacomo Trinci

(da Inter nos, 2013)

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