Pubblicato il 30 aprile 2015

‘Notizie di poesia’. Aprile, il post del mese (con i vostri commenti)

Firenze, 30 aprile 2015 – E’ il post Una mamma chiamata Emilia. Erri De Luca il post del mese di aprile: un’affermazione che non può non trovarci d’accordo, per l’importanza storiografica dell’autore e per la notevole originalità di un testo su tema materno non sfuggita agli amici del blog. Al secondo posto Dante. ‘Vergine Madre, figlia del […]

di Marco Marchi

Firenze, 30 aprile 2015 – E’ il post Una mamma chiamata Emilia. Erri De Luca il post del mese di aprile: un’affermazione che non può non trovarci d’accordo, per l’importanza storiografica dell’autore e per la notevole originalità di un testo su tema materno non sfuggita agli amici del blog. Al secondo posto Dante. ‘Vergine Madre, figlia del tuo figlio’ (un visibilio di “mi piace” per versi sublimi, cui evidentemente anche l’interpretazione di Roberto Benigni collabora, ma un solo commento!), al terzo il civilmente impegnato e anniversario Liberate l’Italia. 25 Aprile con Alfonso Gatto.

Si segnalano inoltre ottimi piazzamenti per Ancora Pasolini. ‘La terra di lavoro’ e La tensione e l’attesa. Clemente Rebora, mentre tra i commenti dedicati al post vincitore citiamo questo mese quello molto singolare e penetrante di framo: ” ‘Mamm’Emilia’. Privata della vocale finale ed elisa, la parola ‘mamma’, come per le sue espressioni dialettali, rimane sospesa, indissolubilmente unita al nome proprio di una madre e, direi, a suo figlio. Quanta ‘carne’ e quante ‘ossa’ in un titolo così ‘latentemente esplosivo’. Tra le parole che ‘Mamm’Emilia’ ha ‘messo in bocca’ a De Luca, l’aggettivo ‘sfrontata’ (da lui utilizzato altrove per definire la bellezza della sua città) non può valere a connotare la poesia di questo grandissimo autore, che, con asciuttezza e incisività – per energia veracemente misurata –, anche qui sprigiona, appieno e quanto basta, la sua straordinaria ‘forza compressa’ “.

Ma come non citare anche quello di Giacomo Trinci, l’autore di un canzoniere per la madre come Resto di me? “Il principio e la fine sono cantati in magre strofe che musicano un salmo asciutto e teso. Sì, l’invocazione alla madre di Pasolini è dentro il corpo di questi versi, perchè la poesia ama ricordarsi, raccontare delle proprie escursioni, incontri, abbracci. Una commovente consegna, un atto di amore significa in modo profondo la vita, il suo dono, in quella chiusa stretta dove viene incontro, alla fine, lo spalancarsi del cielo“.

Buona lettura o rilettura di questi testi, e al mese di maggio!

Marco Marchi

Una mamma chiamata Emilia. Erri De Luca

VEDI I VIDEO “Mamm’Emilia” letta dall’autore , Napoli secondo Erri De Luca , Il Canzoniere grecanico salentino, “Solo andata” di Erri De Luca diretto da Alessandro Gassman, con musiche di Daniele e Mauro Durante , Da “In nome della madre”, lettura di Fabio Volo

Firenze, 11 aprile 2015

Mamm’Emilia

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.

Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l’ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l’insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
non il loro peso.
A te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello del vulcano che ci orientava il sonno.

Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
all’ora dell’arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Erri De Luca  

(da Il contrario di uno, Feltrinelli 2003)

I VOSTRI COMMENTI

Marco Capecchi
E’ uno dei poeti che più amo: in lui leggerezza e radicalità si intrecciano in modo indissolubile. Questa poesia dedicata alla madre è incredibile per verità, delicatezza e bellezza.

m
Davvero bella: anche in questi versi si sente che De Luca da molti anni si dedica alla traduzione dei libri biblici dall’ebraico. E comunque quello che scrive, prosa o poesia, ha sempre una marca particolare, originale ma equilibrata.

Giulia Bagnoli
“Due non è il doppio, ma il contrario di uno”, della solitudine. La felicità la troviamo infatti nella condivisione ma anche nelle proprie origini, per questo a completare i racconti troviamo una poesia dedicata alla madre.

framo
“Mamm’Emilia”. Privata della vocale finale ed elisa, la parola “mamma”, come per le sue espressioni dialettali, rimane sospesa, indissolubilmente unita al nome proprio di una madre e, direi, a suo figlio. Quanta “carne” e quante “ossa” in un titolo così “latentemente esplosivo”. Tra le parole che “Mamm’Emilia” ha “messo in bocca” a De Luca, l’aggettivo “sfrontata” (da lui utilizzato altrove per definire la bellezza della sua città) non può valere a connotare la poesia di questo grandissimo autore, che, con asciuttezza e incisività – per energia veracemente misurata –, anche qui sprigiona, appieno e quanto basta, la sua straordinaria “forza compressa”. Grazie.

tristan51
Canto alla madre singolarmente originale, ibrido e innovativo nel quadro di una vasta tradizione dedicataria che annette al suo interno gli esemplari novecenteschi illustri di D’Annunzio, Ungaretti, Caproni, tanto per citare dei nomi, fino al canzoniere recente di Giacomo Trinci. Da leggere in suggestivo controcanto ai versi di “Mamm’Emilia”, tra dimessa ferialità e archetipi dell’esistere, l’estratto da “In nome della madre” proposto in allegato.

oldbatman
“…… non ti ho fatto bussare a una progione non ancora…..”. Aveva forse già in mente di sabotare la TAV ( della quale sarà sicuramente grande esperto..) ?

Aretusa Obliviosa
Mi pare abbastanza esperto anche in altri campi. Credo lo dimostri meglio di tanti suoi colleghi di penna contemporanei. Non avrà lo spessore di Pasolini Erri De Luca, ma questi versi dedicati alla madre me lo ricordano.

Giacomo Trinci
Il principio e la fine sono cantati in magre strofe che musicano un salmo asciutto e teso. Sì, l’invocazione alla madre di Pasolini è dentro il corpo di questi versi, perchè la poesia ama ricordarsi, raccontare delle proprie escursioni, incontri, abbracci. Una commovente consegna, un atto di amore significa in modo profondo la vita, il suo dono, in quella chiusa stretta dove viene incontro, alla fine, lo spalancarsi del cielo.

Elisabetta Biondi Della Sdriscia
“Alle madri, perché essere in due comincia da loro” recita la dedica che Erri De Luca ha premesso a “Il contrario di uno”, esile ma intensa raccolta di prose autobiografiche che si apre proprio con i versi di questa “Mamm’Emilia”, poesia bellissima, in sintonia perfetta con quella dedica, e, come quella, asciutta ma eloquente. Tra inizio e fine della vita, una rievocazione della figura della madre che ci fa sentire il dolore dell’assenza, il suo “morso asciutto” – per citare Giacomo Trinci, autore del bel commento che precede il mio, che per la madre ha scritto versi bellissimi – con parole essenziali, ognuna delle quali è insostituibile, perché costituisce un frammento, tra i tanti, di una vita, una pagina, tra le tante, di un libro già scritto. Parole semplici, ma di un’intensità che si insinua nel profondo di noi.

In questa poesia è racchiuso il mistero dell’amore profondo, carnale, indissolubile fra madre e figlio. Lo stupore della vita che si concretizza nel miracolo dell’uovo dei primi versi e l’incanto della madre-parca, sacra ed immutabile si fondono in un unico essere-poesia, perfetto e completo. La morte, qui, non è che un momento: fra l’essere tutto e il non essere niente vi è solo un diverso tipo di eternità.

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