31 luglio 2015 – Consenso plebiscitario per il post Montale. ‘Ho sceso dandoti il braccio’, nel nome di un riconosciuto grandissimo poeta del Novecento e, insieme, di uno dei suoi testi più intensi e indubbiamente più famosi. Il podio si completa con altri due autorevoli esponenti  del Parnaso mondiale novecentesco. Al secondo posto della classifica di luglio troviamo infatti Esenin con il post Ho amato troppo in questo mondo. Sergej Esenin, al terzo Neruda con Così ti amo. Pablo Neruda. Una bella terna d’autori, cui si affiancano in ravvicinato drappello, secondo le vostre preferenze, Sylvia Plath, Wisława Szymborska e  Mario Luzi, rispettivamente con Sarò una donna che sorride. Sylvia Plath, La stazione di Wisława Szymborska e Infinito ritrarre. Luzi e Francesconi.

Buona estate a tutti, e buone letture!

Marco Marchi

Montale. ‘Ho sceso dandoti il braccio’

VEDI I VIDEO “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale” letta da Franca Nuti , … e da Luca Zingaretti , “Avevamo studiato un fischio per l’aldilà” , “Il grillo di Strasburgo” letta e introdotta dal poeta

Firenze, 14 luglio 2015

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale

(da Xenia, in Satura, 1971)

I VOSTRI COMMENTI

m
Incredibile quanti capolavori ci abbia lasciato Montale: raccolta dopo raccolta, sempre folgorante, originale, memorabile. Mai una caduta, mai un compromesso con la meschinità che spesso assedia l’esistente.

geronimo
Lei dovrebbe dire il giorno prima, il tema della poesia del giorno dopo… scusi le parole doppie… così ci si prepara per la lettura perchè quando diventa troppo intima e personale, vissuta, mica è facile leggerla… la mattina è una delle prime cose che faccio la lettura della sua proposta, alcune non ho cultura letteraria per comprenderle, ma c’è sempre un verso che ti regala emozione… per questa non ero preparato a legger simile capacità di espressione del dolore di un perduto amore “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale // e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino” e così fino al termine della poesia… leggerla non è stato facile per me, ha reso il caffè amaro nonostante il tanto zucchero… ma poi ti fa pensar all’utilità del poeta in questo folle mondo, il poeta che regala parole stupende parlando della persona amata che non ha più al suo fianco come a dirti che quel che io sento è quello che lui ha già provato… Se non ci fosse il poeta vivremmo nel buio… Grazie perchè almeno lei ci accende la luce tutti i giorni…L’immagine della moglie riaffiora nella mente del poeta come una guida forte, sicura, che ha illuminato passo passo ogni gradino, ogni giorno della loro esistenza condivisa felicemente. Ora che la compagna di sempre non è più al suo fianco si sente perso, incapace di proseguire da solo il proprio cammino. Rivolgendosi alla donna amata sembra quasi sussurrarle che i soli veri occhi in grado di vedere davvero, di penetrare il significato profondo della vita, seppur così indeboliti, erano soltanto i suoi.

Elisabetta Biondi Della Sdriscia
“Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.”: in quest’ossimoro tutta la profondità di un amore che non si esaurisce nella passione di pochi anni, ma è l’amore di una vita. Anzi un amore che conti.nua oltre la vita – “il mio dura tuttora” – ed è un amore che guida l’uomo verso una salvezza terrena personale, perchè Montale attribuisce a “Mosca” un ruolo che definirei salvifico, di guida. ” E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.”: una metafora struggente, che anticipa la rivelazione finale della consapevolezza che il poeta aveva sempre avuto del ruolo di guida che per lui aveva la moglie. Una poesia bella e commovente, un grande Montale.

framo
Non credere che la realtà sia quella che si vede: questa l’attitudine di cui far tesoro come unica vera eredità. Il senso profondo di “vuoto ad ogni gradino” dovuto alla ineluttabilità dell’assenza di chi si è amato e ci ha accompagnato per un tratto significativo della nostra storia ha come appiglio interiore e sostegno ideale la verità appresa e/o da apprendere, per “vere pupille”, di chi ha saputo e sa guardare ben oltre il “visibile” delle contingenze, delle insidie e dissidi di superficie, fino a cogliere e a far cogliere l’essenza del vivere e del mondo. Per “effetto alone-eredità” sorge spontaneo l’avvicinamento alla terza illuminante strofa di “Esperienza della morte” di Rilke: “Ma quando te ne andasti, un raggio di realtà/ irruppe in questa scena per quel varco/ che tu apristi: vero verde il verde,/ il sole vero sole, vero il bosco.” Quanta verità e bellezza in entrambi i testi. Grazie.

Giulia Bagnoli
Una vita intera (“un milione di scale”) trascorsa insieme alla donna amata non è abbastanza per il poeta che continua il suo viaggio, ma indifferente e incapace di dare un senso alla quotidianità della vita, con le sue insidie e delusioni. La donna era infatti la sola in grado di cogliere il vero significato dell’esistenza: una capacità che Montale, del resto, affida sempre alla figura femminile. Bello il viaggio (breve/lungo) come metafora della vita che è sempre troppo breve.

tristan51
Perfettamente accordati con la poetica polifonica, mischiata e affabilmente quotidiana di “Satura”, gli “Xenia” culminano in questo straordinario testo: un testo giustamente molto noto, un testo – lui testo d’amore – giustamente molto amato.

Marco Capecchi
Immensa poesia. Tra le più conosciute di Montale. L’amore è sobrio, delicato eppure di grande intensità.

Erika Olandese Volante
I versi che hanno reso immortale Mosca, nella tenerezza dei suoi grandi occhiali. Il giusto tributo ad una donna che ha contribuito, con il suo amore tenace, a fare di Montale l’uomo ed il poeta che conosciamo. Così, agli occhi dell’amato, la figura umana si fa icona e la cecità si fa veggenza.

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