Daniela Del Monaco
L’albero ferito e “mutilato” (aggettivo che può riferirsi anche al poeta)
è l’unica presenza che spezza la desolazione del panorama carsico. Il senso di mutilazione deriva dall’incombenza della guerra e si dimostra nel senso di rifugio tentato attraverso il sostegno che l’albero offre al poeta come fosse una stampella. Dall’immagine iniziale di stasi, drammaticamente fuori dal tempo e dallo spazio, si passa al dato storico della memoria che qui viene metaforizzato a livello geografico nella rappresentazione di quattro fiumi di luoghi diversi, appartenenti a diverse situazioni biografiche e a diversi tempi storici pertinenti al passato del poeta e, per quanto riguarda l’Isonzo, al presente. Nell’acqua dell’Isonzo, infatti, è percepibile l’acqua degli altri fiumi, qui ripercorsi cronologicamente, che hanno segnato la vita di Ungaretti. L’immersione nell’acqua del fiume ha sia una funzione regressiva, cioè di recupero del proprio passato e di testimonianza di qualcosa che è stato e che non c’è più (“reliquia”), sia purificatrice in quanto il bagno catartico permette al poeta di sentirsi in armonia con l’universo e di percepire la propria esistenza e il proprio corpo come parte del tutto. Di fronte alla consapevolezza che le epoche che ha ricordato sono ormai
perdute la vita non gli appare altro che una “corolla di tenebre”, cioè un fiore che, schiudendosi, è capace di produrre solo notte, morte, oscurità.
Giulia Bagnoli
Sì, il canto è condannato alla lontananza, un po’ come accade ad Orfeo, capace di cantare Euridice soltanto dopo averla perduta.
Giulia Bagnoli
Questa poesia aiuta a comprendere il vero significato di tutta la raccolta: il porto sepolto è infatti il simbolo del mistero dell’esistenza (del segreto), mentre i fiumi racchiudono in un’unica urna passato e presente, origine e divenire, laddove la malinconia è appunto il punto di convergenza tra le proprie origini e il viaggio (la vita). Proprio da questa malinconia, dall’oggetto assente e irraggiungibile, nasce la poesia, a cui è affidato il compito di risalire alle origini, di avvicinarsi, se pur illusoriamente alla verità, mediante la conservazione della memoria.
Aretusa Obliviosa
Lo scorrere dell’acqua come il fluire della vita. Una vita in cui ogni stagione trova il suo fiume: dalle fredde correnti dell’Isonzo il corpo può salvarsi solo sdraiandosi al sole e recuperando la memoria dei propri fiumi, fra cui l’amato Serchio. Eppure, nonostante la solarità dei luoghi cari, la corrente contrariamente a quanto accade nei fiumi luziani conclude il corso dei versi non con la luce divina ma col buio della morte.
Marco Capecchi
Il fiume che certifica l’identità e i fiumi che scandiscono le tappe dell’esistenza: uno scorrere insondabile ed al “termine della notte” sconosciuto.
tristan51
Straordinaria la lettura di Ungaretti, che scava in perfetto accordo con l’essenzialità della sua parola primigenia, affondando nel segreto dell’esistere ed esprimendolo come all’alba del mondo. Indimenticabile.
framo
“… Nel suo gesto d’uomo il vero poeta sa che è prefigurato il gesto degli avi ignoti nel seguito dei secoli impossibili a risalire, oltre le origini del suo buio” (da “Vita d’un uomo”). In ogni oggi – e ben oltre -, per strati incogniti del suo come di ogni nostro ieri, Ungaretti come Rilke: radice salda e imprescindibile di un essenzialmente umano divenire. Grazie.
Pietro Paolo Tarasco
E’ l’albero della vita, antropomorfo, ferito dalla stessa vita come lo scorrere delle acque dei fiumi che nei loro percorsi incontrano tante insidie. Così ci dice il poeta; è la vita dell’uomo e, poi, c’è lo spettacolo della natura con lo sguardo verso il cielo con la luna che intravede tra le naviganti nuvole o i raggi del sole che assapora disteso fino ad arrivare al buio della notte con lo sguardo verso la terra osservando un fiore ormai privo di petali. Così è la vita!
Giacomo Trinci
Ungaretti torna a farsi sentire con la propria scarna musica che scava fisicamente il mondo attraverso una versificazione materica e potente. Si ha come la sensazione di assistere dal vivo, si direbbe, al nascere della poesia, al sorgere dal verso dal rumoroso silenzio della vita.
I fiumi della vita mescolano le loro acque nel costituire la storia del poeta: silenzio misterioso della natura e clamore della parola ritrovano la loro unione in questo canto scheggiato.
Erika Olandese Volante
Le acque dell’anima di Ungaretti si mischiano e si confondono in quelle reali e purificatrici dell’Isonzo. Un lavacro battesimale dagli orrori del presente, un mistico percorso a ritroso nella vita passata, alla ricerca di un Sé dolente, smembrato dalla guerra, ma ancora vivo e pulsante: un cuore di poesia.
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