framo
In clima di pressoché totale dis”avanzo di purità”, come sfuggire al sentimento di vergogna nei confronti della propria e universale “sconcezza” che, come senso di “vuoto infinito”, coglie il poeta e noi insieme a lui? Come rendersi invisibili a se stessi e allo scadimento radicale e imperante per “prendere un po’ d’aria”, se non da inesistenti e irraggiungibili “esseri puri della natura”, almeno da esseri “proni gettati sulla terra” anelanti a quel “sacro poco” che, resistente in noi, ancora può renderci liberi? Amaramente ironico e provocatorio Palazzeschi; profondamente umano e attuale. Grazie.
Aretusa Obliviosa
Vaga alla disperata ricerca di una boccata d’aria il nostro poeta, così come si anela l’acqua fresca e pura di una fonte. Ma se un’oscura pesantezza e un inspiegabile malessere gli tengono compagnia intorno alla tavola, la fuga in giardino non ha esiti migliori. E della rosa non è tanto lo scollacciato decolté ad infastidire il poeta, quanto il suo essere eccessivamente ciarliera e linguacciuta, non diversamente – a pensarci bene – dalle ben note e odiose beghine che affollano tanti versi di Palazzeschi. Tutto diviene alla fine insopportabilmente sconcio, a tal punto che l’unica via di scampo dalla natura oscena è come per Perelà il cielo, l’evanescenza di un respiro.
Un testo che si potrebbe dire cucito addosso a Paolo Poli, straordinario e incomparabile interprete della leggerezza palazzeschiana, tanto da riuscire a renderne anche la sottile amarezza che si cela dietro all’ironia.
Erika Olandese Volante
Scollacciata e graziosa, spregiudicata e raffinata, esuberate ed a suo modo pudica… in una poesia come questa si sente più che mai la “vera” voce di Palazzeschi, egregiamente riecheggiata negli accenti del grande Poli.
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