VEDI I VIDEO “Tacito amico delle molte lontananze, senti” , “Stiller Freund der vielen Fernen, fühle” , Da “Appunti sulla melodia delle cose” , “Orfeo. Euridice. Ermes” , “L’unicorno” letta da Luigi Vannucchi

Firenze, 3 gennaio 2016 Ricordando, a qualche giorno di distanza dall’anniversario, che il 29 dicembre 1926 moriva a Montreux, in Svizzera,  il grande Rainer Maria Rilke.

Tacito amico delle molte lontananze, senti

Tacito amico delle molte lontananze, senti
come lo spazio accresci ad ogni tuo respiro.
Con le fosche campane nella cella oscillando
rintocca anche tu. Ciò che ti consuma

diverrà forza grazie a questo cibo.
Tu entra ed esci dalla metamorfosi.
Qual è la tua esperienza che più duole?
Se t’è amaro il bere, fatti vino.

In questa notte in cui tutto trabocca
sii magica virtù all’incrocio dei tuoi sensi,
dei loro strani incontri sii tu il senso.

E se il mondo ti avrà dimenticato,
dì alla terra immobile: Io scorro.
All’acqua rapida ripeti: Io sono.

(traduzione di Giacomo Cacciapaglia)

Stiller Freund der vielen Fernen, fühle

Stiller Freund der vielen Fernen, fühle,
wie dein Atem noch den Raum vermehrt.
Im Gebälk der finsteren Glockenstühle
laß dich läuten. Das, was an dir zehrt

wird ein Starkes über dieser Nahrung.
Geh in der Verwandlung aus und ein,
Was ist deine leidenste Erfahrung?
Ist dir Trinken bitter, werde Wein.

So in dieser Nacht aus Überdruß
Zauberkraft am Kreuzweg deiner Sinne,
ihrer seltsamen Begegnung Sinn.

Und wenn dich das Irdische vergaß,
zu der stillen Erde sag: Ich rinne.
Zu dem raschen Wasser sprich: Ich bin.

Rainer Maria Rilke

(da Sonetti ad Orfeo, XXIX)

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