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Firenze, 10 ottobre 2016  Ricordando che oggi ricorre l’anniversario della nascita del grande Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, Treviso, 10 ottobre 1921).

(Perché) (Cresca)

Perché cresca l’oscuro
perché sia giusto l’oscuro
perché, ad uno ad uno, degli alberi
e dei rameggiare e fogliare di scuro
venga più scuro –
perché tutto di noi venga a scuro figliare
così che dare ed avere più scuro
albero ad uniche radici si renda – sorgi
             nella morsura scuro – tra gli alberi – sorgi
dal non arborescente per troppa fittezza
notturno incombere, fumo d’incombere;
vieni, chine già salite su chine, l’oscuro,
vieni, fronde cadute salite su fronde, l’oscuro,
succhiaci assai nel bene oscuro nel cedere oscuro,
per rifarti nel gioco istante ad istante
di fogliame oscuro in oscuro figliame
Cresci improvviso tu: l’oscuro gli oscuri:
e non ci sia d’altro che bocca
accidentata peggio meglio che voglia di consustanziazione
voglia di salvazione – bocca a bocca – d’oscuro
Lingua saggi aggredisca s’invischi in oscuro
noi e noi lingue-oscuro
Perché cresca, perché s’avveri senza avventarsi
ma placandosi nell’avventarsi, l’oscuro,
Ogni no di alberi           no di sentieri
no del torto tubero no delle nocche
no di curve di scivolii lesti d’erbe
Perché cresca e si riabbia, si distolga in spazi
in strazi in paci in armi tese all’oscuro –
mano intesa all’oscuro, mano alla bella oscura,
dita di mano mai stanche
di per vincolarsi intingersi addirsi all’oscuro –
Lingue sempre al troppo, al dolcissimo soverchio
d’oscuro agglutinate, due che bolle di due –
clamore, alberi, intorno all’oscuro
clamore susù fino a disdirsi in oscuro
fino al pacifico, gridato innesto, nel te, nell’io, nell’oscuro
Innesto e ritorni di favore, fòmite oscuro
oh tu, di oscuro in oscuro innestato, tu
protratta detratta di foglia in foglia/oscuro
di felce in felce lodata nel grezzo nel rifinito d’oscuro
Ma vedi e non puoi vedere quanto è d’oscuro qui dentro
hai bevuto lingua e molto più e sentieri e muschi intrusi
ma ti assicuri ti accingi ti disaccordi
ti stratifichi, lene, benedetta, all’oscuro
Non memoria, millenni e miglia, stivate nel fornice
sono un dito dell’oscuro, levalo alla bocca, rendilo nocca
rovina e ripara l’oscuro, così sarà furto e futuro
Troppo dell’inguine, del ventre, di ghiande e ghiandole
s’inguina in oscuro, genera generi, intridi glie
Precipitare fuori bacio, coagularsi, venire a portata
d’ogni possibile oscuro
Possibili alberi, alberi a se stessi oscuri
mai sazi ma d’accedere a frotte
a disorientarsi a orientare, lievito intollerabile
Limo d’oscuro che dolce fòrnica pascola
nei fornici dove s’aggruma di fughe     (l’oscuro)
                E pluralità innumerabile di modalità
                dell’oscuro, secarsi in innumerevoli – non due –
                                      d’oscuro sessi
Qui in freccia, all’oscuro, immanere
Là in volta, al’oscuro, esalarsi
Possibile, alberi – Possibile, oscuri, oscuro,
                 Oscuro ha sé, sessuata, umiltà,
                                                     tracotanza, pietà.
Andrea Zanzotto 

(da Il Galateo in Bosco, 1976)

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