VEDI I VIDEO “Rolls Royce” letta dall’autore , Una scena dal film “Il giardino dei Finzi-Contini” di Vittorio De Sica (1970) , … e una da “Gli occhiali d’oro” di Giuliano Montaldo (1987) , Ritratto di Giorgio Bassani , “Cena di Pasqua”
Firenze, 6 novembre 2016 – Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi.
Il convegno
Quel dovere di testimoniare
Si annuncia come un convegno di grande rilievo, quello che inizierà domani alle ore 9 presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università: tre dense giornate di studio con cinquanta interventi su un tema impegnativo e di indubbio spessore storiografico come “Gli intellettuali/scrittori ebrei e il dovere della testimonianza”. A indicativo complemento del titolo c’è anche una dedica a Giorgio Bassani, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, che valorizza quello che assieme a Primo Levi costituirà il personaggio protagonista della manifestazione.
Un convegno promosso dall’Ateneo che vedrà la partecipazione di studiosi internazionalmente noti e giovani ricercatori, la cui ideazione e la cui realizzazione si devono all’infaticabile impegno di una italianista come Anna Dolfi. E un convegno interdisciplinare, in cui la letteratura troverà riscontro in altre espressioni artistiche e intellettuali, secondo l’originale taglio unificante della testimonianza: valgano per Bassani dichiarazioni del tipo “Un’umanità che dimenticasse Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, io non posso accettarla. Scrivo perché ci se ne ricordi”, e per Primo Levi, ancora all’insegna della memoria e della civiltà, un verso della celebre poesia ad apertura di Se questo è un uomo: “Meditate che questo è stato”.
Una riflessione che investirà la drammatica storia del Novecento, non senza affondi nella tradizione ebraica antica e con spazi internazionali garantiti dalle molte trattazioni monografiche: da Elias Canetti e Nelly Sachs, da Döblin e Sebald a Schulz, Oz e Irène Némirovsky. Tra gli italiani saranno invece all’attenzione, oltre a Bassani e Levi, scrittori come Loria e Natalia Ginzburg, Segre e Debenedetti.
Marco Marchi
Rolls Royce
Subito dopo aver chiuso gli occhi per sempre
eccomi ancora una volta chissà come a riattraversare Ferrara in macchina
– una grossa berlina metallizzata di marca
straniera dai grandi
cupi cristalli forse una
Rolls –
a scendere ancora una volta dal castello Estense giù per corso
Giovecca verso il roseo
ghirigoro terminale della Prospettiva che intanto piano
piano si faceva grande entro il concavo
rettangolo del parabrise
Lo chauffeur d’alta e dura collottola seduto a dritta davanti
certo lo sapeva molto bene da che parte dirigersi né io d’altronde
mi sognavo minimamente
di rammentarglielo
ansioso com’ero di riconoscere sulla sinistra la chiesa
di San Carlo più in là a destra
quella dei Teatini
a lei di contro già fermi così di buon’ora in crocchio sul marciapiede
dinanzi alla pasticceria
Folchini
gli amici di mio padre quando lui era giovane
i più con larghe lobbie bige in capo alcuni con tanto di mazza
dal pomo d’argento in pugno
ansioso anzi smanioso com’ero insomma di ripercorrere l’intera Main
Street della mia città in un giorno qualsiasi di maggio-giugno
attorno alla metà degli anni Venti un quarto d’ora avanti
le nove di mattina
Quasi sospinta dal suo stesso soffio lussuoso infine la Rolls svoltava
laggiù per via Madama e di lì a poco in via
Cisterna del Follo
e a questo punto ero io non più che decenne
le guance di fuoco per il timore d’arrivar tardi a scuola
a uscire in quel preciso istante coi libri sottobraccio
dal portone numero
uno
ero io che pur continuando a correre mi giravo indietro
verso la mamma spenzolata dalla finestra di sopra a raccomandarmi
qualcosa
ero io proprio io che un attimo prima di sparire
alla vista di lei ragazza dietro l’angolo
levavo il braccio sinistro in un gesto
d’insofferenza e insieme
d’addio
Avrei voluto gridare alt al rigido
chauffeur e scendere ma la Rolls
sobbalzando mollemente già lungheggiava
il Montagnone anzi ormai fuori
Porta già volava per strade ampie deserte
prive affatto di tetti ai lati e affatto
sconosciute
Giorgio Bassani
(da Epitaffio, 1974)
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