VEDI I VIDEO  Versi da “Della neve, ovvero Cartesio in Germania” letti dall’autore (da 16:47, testo in italiano in sovripressione) ,  Durs Grünbein a “Poetitaly 2015”, con Andrea Cortellessa e la traduttrice Anna Maria Carpi, prima parte… , … e seconda parte , “Un passo, un altro passo” di Carlo Betocchi

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Firenze, 8 dicembre 2016  Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi.

Il “Betocchi” a Durs Grünbein

È il poeta tedesco Durs Grünbein il vincitore della XV edizione del “Premio Internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze”. Dopo avere incoronato poeti illustri come Maria Luisa Spaziani e David Leochhead, Edoardo Sanguineti ed Elio Pagliarani, Patrizia Valduga e Franco Loi, il “Betocchi” premia adesso Durs Grünbein, autore di assoluto rilievo dell’attuale panorama letterario europeo.

Nato a Dresda nel 1962, il poeta ha studiato discipline teatrali all’Università Humboldt di Berlino e, dopo avere viaggiato tra Europa, Asia e Stati Uniti, vive attualmente a Roma. Ha esordito nel 1988 con la raccolta “Zona grigia, mattina”, che con un espressionismo elegiaco e ribelle rievoca la Dresda della DDR. In Italia i suoi versi si sono affermati grazie alle traduzioni di Anna Maria Carpi, fin dalla raccolta intitolata “A metà partita” pubblicata da Einaudi nel 1999. Nel 2005 è apparso, ancora presso Einaudi, lo straordinario “Della neve, ovvero Cartesio in Germania”, ampio poema incentrato sull’esperienza teoretico-introspettiva del filosofo che inaugura la modernità. Il successivo “Strofe per dopodomani e altre poesie”, del 2011, rende invece con singolare efficacia, quasi una voce proveniente dal dopo-storia, lo spaesante sentimento di una frattura del tempo.

Oltre che alla poesia, Grünbein si è dedicato alla saggistica, al teatro e alla traduzione. La premiazione, con la partecipazione di Rosa Maria Di Giorgi e Rita Svandrlik e le letture di Andrea Giuntini, sabato pomeriggio, alle 16,30 alla Sala Luca Giordano in Palazzo Medici Riccardi.

Marco Marchi

da 16. Del vedere

«Per tutta la vita Cartesio rimase
a letto fino a mezzodì»

Un nuovo giorno. Titubante striscia la luce lungo la parete,
come, all’inverso, l’acqua quando monta in un vetro.
Presto la stanza sarà intrisa di luce. Fuori c’è la campagna.
Rigida, come ieri, in pugno al gelo. Più freddo è un aggettivo
come più vecchio o maturo o preciso.
Fiori di ghiaccio fanno sui vetri un mazzo
di beltà cristallina e di breve durata.
Il capricorno ara coi suoi corni la neve.
Natale è andato. Il lardo irrancidisce nell’armadio.
Si va verso la fine. Tra poco è il 1620.

Cartesio è a letto, sveglio. Da minuti gli fluttuano
le travi del soffitto verso il cielo. In quest’ora non serve
il sapere, serve solo il supporre. Non c’è ancora una vetta
da conquistare, non un vaso da notte.
L’ora migliore – per incominciare,
in totale innocenza, un disegno che è ancora immacolato.
Il mondo è ancora grande, come i polmoni. Un punto
interno, l’io, si cela in fondo al labirinto cerebrale.
Una landa innevata, dove libero erra –
lo spirito. Non cogito, non ergo e niente sum.

(traduzione di Anna Maria Carpi)

da 16. Über das Sehen

»Sein ganzes Leben lang blieb Descartes
bis zum Mittag im Bett.«

Ein neuer Tag. Das Licht kriecht zögernd an der Wand
Hinab, wie Wasser steigt, invers, in einem Glasbehälter.
Bald ist die Stube lichtgetränkt. Draußen das Land,
Wie gestern auch liegt starr, im Griff des Winters. Kälter
Ist nun ein Adjektiv wie älter, reifer und genauer.
Eisblumen arrangierten an den Scheiben ein Bouquet
Von kristalliner Schönheit und von kurzer Dauer.
Der Steinbock pflügt mit seinen Hörnern frischen Schnee.
Vorbei die Weihnacht. Im Regal der Speck wird ranzig.
Es geht aufs Ende zu. Bald schreibt man 1620.

Descartes liegt wach. Vor seinen Augen, seit Minuten,
Schwebt mit dem Balkenholz die Decke auf zum Himmel.
Um diese Stunde hilft kein Wissen, nur Vermuten.
Noch ist kein Gipfel hier, kein Nachttopf zu erklimmen.
Es ist die schönste Zeit des Tages – das Beginnen
In aller Unschuld, ein Entwurf, noch unbefleckt.
Die Welt, noch ist sie lungenweit. Ein Punkt im Innern,
Hält sich das Ich im Labyrinth des Hirns versteckt.
Ein Schneegelände, und darin schweift frei herum –
Der Geist. Kein Cogito, kein ergo und kein sum.

Durs Grünbein 

(da Della neve, ovvero Cartesio in Germania, Einaudi 2005)

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