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Firenze, 29 marzo 2017 – Ricordando che domani ricorrerà l’anniversario della nascita di Paul Verlaine (Metz, 30 marzo 1844).

Ha scritto con assoluta pertinenza, a proposito della poesia di Paul VerlaineMario Luzi: «Verlaine applica sempre più decisamente la metamorfosi musicale delle emozioni, fino ad esprimere per questa via l’essenza ineffabile dell’anima e il mistero dei suoi legami con il mondo. La sua musica esala da uno spirito che è posseduto e non possiede, ma ha dalla sua la grazia di comunicare il suo inconoscibile come tale.

La convinta naïveté della sua poesia non esclude che in essa sia stata portata a compimento l’opera magica di evocazione e l’opera di ricostruzione dell’unità tra l’anima e il mondo, mediante quell’unico esorcismo musicale che dissolve e ricompone l’interiore e l’esterno; opera che la grande premessa romantica aveva affidato alla poesia. E una deduzione rivoluzionaria tratta nell’umiliazione, come gli altri due maestri, Rimbaud e Mallarmé, l’avevano tratta nell’orgoglio consapevole. I decadenti videro nell’arte di Verlaine il lato dissolutivo, i simbolisti intuirono l’altro della ricostruzione e lo annetterono senz’altro, come maestro, al loro movimento».

Alla «metamorfosi delle emozioni», al suo trattamento lirico, non si sottrae il top dei sentimenti, l’amore. E al fascino della musica in versi della poesia di Paul Verlaine non si è a suo tempo sottratto un musicista del calibro di Gabriel Faurè, raffinato compositore di una propria intima, rivissuta e ammaliante La Bonne Chanson.

Marco Marchi

Noi saremo…

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi 
che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero? 
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

che la speranza addita, senza badare affatto 
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell’amore isolati come in un bosco nero, 
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene 
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame, 
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Non ci preoccuperemo di quello che il destino 
per noi ha stabilito, cammineremo insieme 
la mano nella mano, con l’anima infantile 
di quelli che si amano in modo puro, vero?

N’est-ce pas?…

N’est-ce pas? en dépit des sots et des méchants
Qui ne manqueront pas d’envier notre joie,
Nous serons fiers parfois et toujours indulgents

N’est-ce pas? nous irons, gais et lents, dans la voie
Modeste que nous montre en souriant l’Espoir,
Peu soucieux qu’on nous ignore ou qu’on nous voie.

Isolés dans l’amour ainsi qu’en un bois noir,
Nos deux cœurs, exhalant leur tendresse paisible,
Seront deux rossignols qui chantent dans le soir.

Quant au Monde, qu’il soit envers nous irascible
Ou doux, que nous feront ses gestes? Il peut bien,
S’il veut, nous caresser ou nous prendre pour cible.

Unis par le plus fort et le plus cher lien,
Et d’ailleurs, possédant l’armure adamantine,
Nous sourirons à tous et n’aurons peur de rien.

Sans nous préoccuper de ce que nous destine
Le Sort, nous marcherons pourtant du même pas,
Et la main dans la main, avec l’âme enfantine
De ceux qui s’aiment sans mélange, n’est-ce pas?

Paul Verlaine 

(da La Bonne Chanson, XVII, 1870)

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