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Festival di Sanremo, meno male che stavolta la musica c’è

Eccoci alla seconda serata. Big e giovani danno vita a una serata molto, troppo lunga. Ovviamente Morandi, Papaleo e compagnia cantante - peraltro molto più cantante di ieri - si profondono in una difesa a spada tratta della prima serata. Inutile.

Le pagelle

Nina Zilli: E' vestita da spagnola, carnevale si avvicina. Ha più personalità di ieri. Voto: 6.5.
Ecco Morandi fa la prima scivolata dopo meno di mezz'ora: "Meno male che Adriano c'è". L'aveva già fatto un partito e ha portato bene solo per qualche tempo. Se tanto mi dà tanto. Morandi voto: 5.
Arisa: è davvero la dimostrazione che dalla Basilicata vengono anche cose buone, come dice Rocco Papaleo. Il mio pronostico? Arisa vince, va dal principe e da Pupo e urla loro in faccia "Avete sentito come si canta?" e se ne va elegante e leggiadra come è entrata sul palco dell'Ariston. Sono faziosa? Certo. Voto: 8.
Gigi D'Alessio e Loredana Bertè: Lei è sempre miss morte, lui ha una giacca in simil pelle nera che grida vendetta. Progressi: della nerissima bertè si capisce "Ndiro ndoro ndare un po' di più". A riprova del fatto che la voce in un cantante spesso fluisce senza sforzo ci sono i due volti bordeaux degli "artisti" sul palco. Al secondo ascolto il testo non è dei peggiori, la coppia sì. Voto: 4, per il testo.
Pierdavide Carone e Lucio Dalla: Il brano ricorda "Ma mì, ma mì quaranta dì quaranta nocc a san vitur a ciapà i bot", però anche in questo caso il secondo ascolto, e una giacca da adulto addosso a Carone, aumenta la mia stima. Voto 6.5.
Giordana Angi (Incognita poesia): La canzone l'ha scritta lei, la mantella bicolor e la cofana sulla testa spero pure perché se ha dovuto pagare per farli fare a qualcuno ha buttato i soldi. Sembra tata Francesca Cacace mischiata a Mietta. Morandi le dice che la sua canzone ha tante parole, io aggiungo che forse sono troppe soprattutto perché quando non urla non si intuisce neppure una parola. Voto: 5 con l'attenuante del fatto che se si fosse capito, il testo magari sarebbe stato carino.
Alessandro Casillo (E' vero): Al mio paese lo chiamerebbero "ninìn pucià in dul lac", in italiano si direbbe "ragazzino ancora sporco di latte". Purtroppo inizia malissimo, prova a riprendersi ma il testo non lo aiuta. Pensavamo di aver debellato i Sonhora, ma sono tornati sottoforma di questo ragazzo. Ha quindici anni e nel suo sguardo alla fine del brano si legge ancora l'emozione. Voto: 5 con l'attenuante dei quindici anni.
Matia Bazar: La cantante ha capito di essersi avvalsa di uno stilista non vedente nella prima serata e quindi opta per un abito rosso Valentino che mi piace. Purtroppo urla, la canzone ricorda inevitabilmente ancora Spagna, quindi per me non deve fare strada. Voto: 5.5.
Eugenio Finardi: "Ugenio Finardi" come lo ha ribattezzato l'incommensurabile Elisabetta Canalis (voto: 1 per la recidiva di partecipare ancora al festival dopo la prima serata. Una volta è errore, la seconda è volontà di offendere). Paulo Coelho Finardi è retorico in ogni gesto. Questo è uno dei casi in cui il secondo ascolto rovina. Voto: 3.
I soliti idioti: Lo confesso, non li sopporto. La loro volgarità gratuita mi urta il sitema nervoso e continua a farmi pensare che se a Sanremo avessero voluto far ridere in modo sano e intelligente avrebbero potuto chiamare Alessandro Bergonzoni o Paola Cortellesi. Però stavolta il primo sketch è stato meno peggio del solito. Peccato che gli altri non facessero ridere. Voto: 3.5. Dietro i "comici" e Morandi il pubblico salutava e diceva "ciao mamma". Ecco, per loro voto: -15. Ancora queste scene vergognose? Basta.
Io ho sempre voglia (Incredibile): Il leader si prende un po' troppo sul serio, ma la canzone non è male. Orecchiabile, vabbè parla d'amore ma non ci si può fare niente, un po' rock. La migliore fra i giovani, voto: 6.5.
Celeste Gaia (Carlo): A parte la mano con scritto "Carlo", ma lei ricorda tantissimo sia nella canzone sia nel modo di porsi Marzia Gaggioli in "Mamma non sa". Molti di voi non la conosceranno, ma la Gaggioli è decisamente la regina del trash. Ovviamente non può partire dalla sufficienza, quindi voto: 4.
Emma Marrone: Al secondo ascolto migliora, lei è sempre iper battagliera e arrabbiata col mondo, a un certo punto alza anche il dito al cielo come se fosse a un concerto di Vasco Rossi. L'energia mi convince però, voto: 7.
Marlene Kuntz: Purtroppo l'handicap più grave è dato dalle trombe, tipicamente e solo sanremesi. Voto: 5.5.
Irene Fornaciari: La mia insofferenza nei suoi confronti non finisce. Inizia inspiegabilmente tarantolata, le prime parole che capisco sono "Dosa remelo" e ho detto tutto. E' vestita leggermente meglio di ieri, difficile fare peggio. La sua voce non si addice alla musica, non posso farci niente.Gli occhi comunicano fastidio. La domanda è: una canzone che la figlia di Zucchero ha realizzato non in periodo del festival di Sanremo esiste? Voto: 2 per idiosincrasia, eh non la sopporto.
Ah, nel mentre è arrivata la valletta russa Mrazova e la Canalis, nostra signora della tv, non trova di meglio da fare che dire "Ivana, Ivanka". Massì Elisabetta, chiamala Luigi. Non c'è problema, Elisabretta. Peraltro il pubblico ringrazia lo stilista di Belen per aver mostrato le pudenda dell'argentina in uno spacco molto profondo. D'altro canto l'ultima volta che le ha mostrate in video aveva diciassette anni.
Samuele Bersani: Recupera un po' di voce e la canzone ne guadagna. Nessun eccesso, nessuna sbavatura. Ammetto che mi piace anche stasera, voto: 7.
Erica Mou (Nella vasca da bagno del tempo): La poverina scandisce eccessivamente ogni parola, quasi a trattare il pubblico come un bimbo. Ecco, carina la canzone per carità. Ma è per un asilo con pargoli che non si addormentano. Siamo a Sanremo, manca poco a mezzanotte e noi rischiamo di addormentarci. Voto: 5.
Bidiel (Sono un errore): Sembra un po' la sigla di "Carletto principe dei mostri", il cantante ha pure la zeppola. Melodia carina, testo non innovativo ma comunque si può ascoltare. Sempre meglio della vasca da bagno di Erica Mou. Voto: 5.5.
Chiara Civello: Sarà anche una stella nel mondo, ma io non la conosco. Vestito fuxia in pieno stile jazz, capacità di camminare sui tacchi pari a quella del mio gatto. Il  brano non è male, va detto. Non vincerà, ma voto: 6.

Noemi: Il vestito non è più così cangiante e le pupille ringraziano. Prima di esibirsi saluta, questa volta è l'unica a farlo. Ogni tanto durante l'esibizione sorride, non so se per nervosismo o perché riconosce parenti e amici fra il pubblico. Più la sento e più mi piace, voto: 6.5.
Marco Guazzone (Guasto): Giacca cangiante, sembra la palla stroboscopica durante una serata di Gloria Gaynor. E' in stile autistico come Tricarico, ma un po' di voce in più ce l'ha. Il brano è un accostamento vari stili, l'emozione traspare dalla voce. Voto: 6.
Giulia Anania (La mail che non ti ho scritto): Inizia che sembra una ragazza di campagna, ce la mette tutta. Però quando lancia urletti da Elisa in "Labirinth" senza essere Elisa sembra una groupie che salta a un concerto. Pensare che talenti come quello di Antonio Maggio siano stati lasciati fuori per far spazio ad altri fa capire come forse qualche valutazione in più andava fatta. Voto: 5.

Francesco Renga: Le sue canzoni sono tutte irrimediabilmente uguali. Ha svolto il compitino. Voto: 6.
Dolcenera: E' amica della Canalis e questo le toglie mezzo punto. Ha dei muscoli sulle braccia che neanche Fiorella Mannoia. Qualcuno deve averle fatto notare che ieri non si capiva nulla e quindi ora scandisce le parole. Evviva. "Ci vediamo a casa" con quei bicipiti in vista suona come una minaccia. Però la canzone mi piace e la vedo fra le prime tre, voto: 7.

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