Nonna Rai, dagli Europei alle Olimpiadi l’incompetenza è la stessa
Partiamo da un presupposto: non è indispensabile commentare le Olimpiadi, soprattutto se i diritti e lo squadrone di commentatori ed esperti sono appannaggio di un'altra televisione. Detto questo, se si vuole fornire un servizio pubblico e trasmettere questa grande manifestazione di cui si nutrono gli appassionati di sport si deve dare impressione sia di competenza sia di passione. Cosa che invece alla Rai, la televisione di Stato e non un network di condominio, non avviene. Peraltro ormai da un pezzo. Dopo le figure barbine rimediate con gli Europei di calcio- pronunce del tutto errate del nome di qualsivoglia giocatore straniero (ricordiamo un incolpevole attaccante dell'Inghilterra che era diventato alternativamente Uilbec, Ualboc, Uilbic pur chiamandosi, bontà sua, Welbeck), evidente incapacità di interpretare correttamente l'andamento della competizione (gli Azzurri avrebbero secondo i commentatori avuto tutte le carte in regola per vincere la competizione) oltre a una telecronaca stantìa e vibrante quanto un elastico marcio di un pigiama Irge -, ora nonna Rai sfigura di nuovo con le Olimpiadi di Londra. Passi il fatto di non conoscere i nomi delle atlete - d'altro canto i commentatori sono pagati solo per questo, no? -, ma che ci si improvvisi esperti di ogni sport non essendolo no. Se non altro perché gli spettatori, loro, non sono così superficiali e sprovveduti come si crede. Un esempio a me particolarmente caro in quanto ex judoka: quello che indossano gli atleti nel judo non è e non sarà mai il kimono. Se una divisa si chiama judoji, l'espertone in questione è tenuto a saperlo. Così come è tenuto a sapere che Rosalba Forciniti, astro nascente del judo, non è la donna da battere (ha conquistato un bronzo che sa di miracolo, bravissima e grande orgoglio italiano ma non è mai stata considerata la favorita) e che la sua tecnica preferita non si chiama Sanaghé - che peraltro potrebbe essere un'espressione in dialetto milanese -, ma un Ippon Senage (che si pronuncia Ippon Senàghe). Per non parlare poi del difficile rapporto con l'inglese: secondo un esimio telecronista, la nuotatrice azzurra Ilaria Bianchi si sarebbe misurata nei 100 metri delfino. Ma "Butterfly", parola che è comparsa almeno tre volte sul teleschermo durante la gara, significa "Farfalla". Per non parlare, poi, delle cronache nozionistiche e del tutto noiose che solo chi non ha argomenti, perché non è informato nè interessato all'argomento di cui sta parlando, pensa di poter propinare al pubblico. E quanto è irritante, poi, l'autocelebrazione della stessa Rai durante i tg in merito agli ascolti durante le Olimpiadi: vi svelo un segreto, dirigenti Rai, questo è un evento che la gente vuole vedere in chiaro e chi non ha Sky non può che sintonizzarsi sulla televisione che lo mostra indipendentemente dalla qualità di quelli che blaterano a commento delle immagini. La mia speranza dopo questa Olimpiade è che sia nonna Rai sia Federica Pellegrini capiscano che, vista la qualità ormai scarsa - peraltro cosa fa Federica Pellegrini quando non nuota? Guarda le videocassette di Camille Mouffat e capisce che la francese è la sua erede -, forse è il caso di cambiare qualcosa per continuare ad essere competitive.