Festival di Sanremo: Mengoni inspiegabilmente verso la vittoria, Maggio rivelazione
Terza serata che vai, nuove pagelle che trovi. Nessuno se la prenda, stiamo giocando. La terza serata inizia in modo un po' meno pesante delle prime due: niente artisti del passato da ricordare, ma molta fretta. Gli artisti in gara sono tanti e quindi, per fortuna, si è capito che non è proprio il caso di tenere gli spettatori inchiodati alla tv fino all'ora di pranzo.
Lo stilista della Littizzetto: voto 2. Ora, qualcuno deve intervenire. Gli zatteroni rossi no! Non è possibile! Passino i sacchi che le mette addosso da qualche sera, però le scarpe avrebbe potuto farle scegliere a un normodotato.
Simona Molinari e Peter Cincotti: voto 6.5. Lei è molto elegante e sopra le righe, proprio come l'ambientazione retrò della canzone richiede. Peccato per gli zatteroni. La loro "La felicità" non rimane molto in testa, è complessa, ma il ritmo è allegro e ballabile. Non vinceranno, almeno non vincerà lei (visto che la canzone la vede protagonista quasi in solitaria), ma sono bravi.
Marco Mengoni: voto 6. O, per l'occasione, Marco San Marzano visto che è vestito tutto di rosso che sembra un pomodoro. Il ciuffo riccio che penzola sugli occhi fa capire che il ragazzo ha litigato anche col gatto. "L'essenziale" è azzeccata, nulla da dire. Rimane in testa e questo è un pregio dei successi di Mengoni - due o tre, anzi due a dire la verità -, però non gli si addice.
Elio e le Storie Tese: voto 8. La loro "Canzone mononota" è fantastica, bellissima, meravigliosa e dovrebbe vincere. Detto ciò, è un bell'esercizio ma chi mai la imparerà e la canterà tutta d'un fiato ai concerti? Chi la fischietterà in metropolitana?
Malika Ayane: voto 5. Il suo look è un mix fra una vampira e un la Marylin Monroe di Andy Warhol, quando si mette di tre quarti e agita le mani invece diventa un miscuglio fra Lory Del Santo e Mina. Scusa Mina per l'accostamento di nomi. Esperti mi fanno notare che la sua tonalità di biondo ricorda troppo da vicino quella di Vialli e Mancini ai tempi dello scudetto della Sampdoria. "E se poi" ha il solito problema: lei canta come un salame, cioè da felino. Lei miagola in continuazione, chissà cosa voleva dire Giuliano Sangiorgi quando ha scritto parole che nessuno sentirà mai davvero.
Monologo della Littizzetto: voto 7. Buoni spunti, alcuni un po' retorici, però non male. Luciana è questo, senza parolacce, ma con qualche contenuto. Purtroppo ogni tanto si fa cogliere a leggere, ma il messaggio arriva forte e chiaro. E anche se partecipa a One Billion Rising contro la violenza sulle donne ballando in modo scomposto che importa? Le donne sono imperfette e quindi questo è il momento giusto. Una vera battaglia sociale è arrivata sul palco dell'Ariston: a suo modo Luciana Littizzetto è entrata nella storia. Brava.
Marta sui tubi: voto 6.5. L'inizio di "Vorrei", non me n'ero accorta, ha un non so che di Dolcenera in "Siamo tutti là fuori". Poi diventa una bella canzone originale che al secondo ascolto coinvolge e fa capire quasi tutte le parole. Non male, peccato per l'accostamento di colori assolutamente casuale degli abiti di alcuni esponenti della band. Ma stasera, si sa, c'è uno stilista con evidenti problemi di vista a piede libero.
Chiara: voto 5. L'attacco de "Il futuro che sarà" ricorda qualcosa di vecchio, poi si va avanti e purtroppo è una canzone del tutto nuova che finge di essere intellettuale. "Portami a bere...fammi fumare"...insomma, diciamo che è una canzone che chiede dell'aiuto. Lei sembra ancora ingessata come la prima sera, fortunatamente stavolta lo stilista cieco non ha colpito anche lei. Per me è no.
Roberto Baggio: voto 15. Sono di parte, mbè? Lui è uno dei pochi dei del calcio ancora in vita e non imbottiti di figli o cocaina. Parla come non ha mai parlato in vita sua, non c'entra una mazza col Festival di Sanremo, ma non c'entravano nulla neanche Bar Rafaeli, Maria Nazionale e i Modà. Quindi siamo pari.
Max Gazzè: voto 7.5. Il killer del buongusto ha colpito ancora: Max ha un gilet in pelo di yak. Il resto del vestito non è male. E vorrei pure vedere! Purtroppo gli hanno affiancato un truccatore che ha scelto di disegnargli occhiaie dove non ci sono. Complimenti per le orecchie modello Yavannah (ve le ricordate le tre elfette dei boschi di X Factor? Orrende) e le unghie smaltate di catrame. Lui però mi piace e la canzone è bella. Lo confermo fra i miei vincitori.
Annalisa: voto 6.5. Brava, molto stile Giuliano Palma, ma vestita meglio. La sua canzone mette allegria, ce n'è bisogno. Ha impiegato qualche anno, ma sembra aver trovato il solco nel quale inserirsi.
Maria Nazionale: voto 2 fisso. Maria sì, è davvero colpa tua. Io della prima strofa ho capito "Si te venn u tubb, è colpa mia". Fai l'idraulico? Maria, a parte che, come dicono gli esperti, sembri "Barbie Chiangimorti" (tradotto: Barbie funerea), poi che fai? Canti in mezzo napoletano una canzone che ricorda molto, troppo, "Reginella"? C'hai provato, va detto. La scollatura era evidentemente messa lì per distrarre dall'ascolto. Peccato, però, che tu non ci sia riuscita. Dai, basta su. Lascia per manifesta incapacità!
Simone Cristicchi: voto 6. Poverino, è vestito come se andasse a un colloquio per fare il rappresentante di enciclopedie. Sembra che abbia scongelato la voce rispetto alla prima serata, ma questo non fa di lui un protagonista. A meno che non decida di dichiarare il proprio amore a Maria Nazionale e di fuggire con lei. In questo modo, ci libererebbe di due problemi in un colpo solo.
Antony & The Johnsons: voto 4. Una mazzata, una sonora e lentissima mazzata. Il cantante, come mi fanno notare gli esperti, sembra Yoko Ono con qualche chilo di troppo. La canzone dura una vita, alla fine tutti si commuovono per evidenti motivi: finalmente è finita! Non ci credeva nessuno. Ok, adesso torniamo alla gara, che s'è fatta una certa.
Modà: voto 4."Se anche i baci si potessero mangiare, ci sarebbe un po' più amore e meno fame": questa perla incredibile e per nulla ovvia non l'avevo colta al primo ascolto. Ecco, se i Modà fossero svegli l'avrebbero censurata. Ma non sarebbero i Modà. Ora, no adesso devo regolare dei conti. Modà, anzi Kekko con quindicimila k, già vi ritenevo privi di fondamento quando cantavate "a guardare le nuvole sopra un letto di fragole", ma adesso siete di un ovvio, di uno stucchevole e di un sempre uguale che in confronto, ve lo giuro, Giusy Ferreri è un'icona dell'originalità e del rock! Il boato finale è inspiegabile: se vincono, il pubblico dell'Ariston e d'Italia si merita il ritorno del trio Pupo-Emanuele Filiberto e il tenore sconosciuto.
Daniele Silvestri: voto 7. Oh, finalmente si torna alla musica vera e a temi che non siano "Sole, cuore, amore, fragole e Modà". Lui è bravo, delicato, bello. Sì, anche bello. Insomma, da ascoltare. Bravo. Fra i primi, ma Max è Max e quindi deve vincere lui.
Almamegretta: voto 6 sulla fiducia. Purtroppo neanche stasera si capisce molto del testo. Ci ho provato, ho alzato il volume della tv, ma niente. Raiz di solito la voce ce l'ha, l'avrà lasciata in giro. Il testo dovrebbe anche essere di quelli impegnati, peccato che non lo si senta. "Mamma non lo sa che ci costuiranno la città" è il ritornello e si capisce. Almeno questo.
Raphael Gualazzi: voto 5.5. "Sai" è la sua canzone. E io sono sempre più convinta che Amedeo Minghi collabori fattivamente alla stesura dei suoi testi perché mette tante di quelle parole in ogni strofa che è difficile stargli dietro. L'urlatore jazz non è così male come nella prima serata. Niente di eccezionale però, non mi conquista. Una particolarità: canta con gli occhi sempre chiusi, che sia lui lo stilista cieco di questa sera?
La gara dei giovani. Andrea Nardinocchi: voto 5.5. "Storia impossibile". Una scintilla di talento c'è, però, a parte il fatto che è vestito come Eros Ramazzotti ai tempi di Terra Promessa, sembra abbastanza un cantante da club. Ear monitor - le auricolari -, finge di fare il deejay, ha una canzone in cui si parla di chi va ad accoppiarsi a casa di chi. Non malissimo, per carità.
Antonio Maggio: voto 8. Vestito dallo stesso stilista di Mengoni, il rosso va fortissimo all'Ariston. "Mi servirebbe sapere" dice lui. E io gli risponderei che ha davvero del talento il ragazzo. Faccia da schiaffi, personalità e una bella canzone: per me è il vincitore fra i giovani. La canzone rimane in testa al primo ascolto, anche perché ricorda qualcosa di già sentito.
Paolo Simoni: voto 4 per il coraggio. Canta "Le parole" travestito da Carlo Verdone nei panni del marito di Fosca. Sembra Ivano Fossati, nell'accezione più negativa e noiosa del paragone. Insomma, no Paolo non ci dovevi neanche arrivare su questo palco. Apprezzo il coraggio e il fatto che tu sia giovane, però la tua esibizione proprio non ha senso.
Ilaria Porceddu: voto 6. E' vestita in modo psichedelico e la sua "In equilibrio" non è malaccio. Ha una bocca che sembra quella di Annalisa Minetti e che nel mondo hanno solo Steven Tyler e Skin ex Skunk Anansie: ci si possono infornare le pizze. Detto questo, il brano è abbastanza sanremese e lei è bravina.
Al Bano: voto 3. E quando meno te l'aspetti, quando tutto sembra finito e ti avvii comodamente verso il letto per andare a dormire, eccolo lì! Sbuca fuori Al Bano, che approfitta della stanchezza degli spettatori per piazzare ululati come se non ci fosse un domani. Ci eravamo appisolati così bene, Al Banino caro. E invece tu arrivi, canti canzoni stantie, che sanno di muffa in cui mostri tutte le tue vene della fronte. La standing ovation dell'Ariston è l'evidenza del panorama musicale moderno: ipocrisia e tinte per capelli scadenti. Donna incartapecorita vestita di rosso che urla "ti amo" ad Al Bano: voto 1. Signora, non so se sia peggio lei o il nuovo duo, brrrrrr, composto dall'immortale di Cellino e Laura Chiatti. Alla sagra paesana che sta andando in scena a Sanremo sulle note di "Felicità" mancano solo birra di scarsa qualità e porchetta. Che brutto momento.
Ovviamente passano in finale Antonio Maggio e Ilaria Porceddu.
La classifica iperprovvisoria dei big: voto 3. Promosso Mengoni davanti a tutti. Maria Nazionale settimana davanti a Gazzè e a tutti quelli che dovrebbero vincere. Conferma che la pubblicità di Amplifon non viene mai trasmessa abbastanza frequentemente.