Copyright, ovvero il diritto di copiare. Su internet
"Bella! Te la rubo" oppure direttamente "Rubo", quasi a bypassare persino la comunicazione che si sta facendo un furto in piena regola. Internet e i social network permettono di condividere contenuti di ogni genere. Ecco appunto, contenuti. Quindi qualcosa che sta dentro un'altra cosa, qualcosa che occupa uno spazio. Qualcosa che è stato realizzato da qualcuno. Con internet, la rete delle reti, la proprietà delle idee è a dir poco volatile. E non solo per questioni giuridiche e di impossibilità di regolamentare ciò che ha più di una sede fisica. Ma anche perché ognuno si sente autorizzato a non rispettare i diritti altrui. Primo fra tutti il diritto d'autore.
Mi spiego: nel momento in cui qualcuno realizza un fotomontaggio, un video o concepisce uno slogan che può suscitare interesse, ecco che subito si condivide senza neppure citarne la fonte. Ora, è vero che si è tutti amici - concetto falsissimo, diciamolo: soprattutto su Facebook si chiede l'amicizia solo per farsi gli affari degli altri - e che internet e i social network sono un mondo parallelo alla realtà, ma il fatto di rubare le idee altrui è alquanto infantile, perché in quello stesso momento si sta ammettendo di non essere in grado di realizzare qualcosa di pari valore rispetto a quello che si è rubato-condiviso.
A far irritare maggiormente però sono due cose, almeno sono queste le due cose per le quali prenderei a padellate sulla fronte gli autori fino a rendere la suddetta padella inutilizzabile anche solo per cuocerci due uova: l'orrendo "Rubo" col sorrisino e il far finta di niente. Chi scrive sotto uno status o una foto di Facebook "Bellissima, te la rubo" perlomeno ci mette quella che al mio paese si chiama "faccia di tolla", traducibile come "faccia di bronzo" ma che di certo non rende la stessa idea. Per capirci: io ti dico che hai avuto una bella idea e quindi apertamente dichiaro di rubartela. I peggiori sono quelli che zitti zitti copiano, spudoratamente, facendo passare le idee per loro. Che sia il regolamento di un concorso musicale di cui qualcuno si appropria semplicemente per farsi bello di fronte a qualche ragazzina poco sveglia - uh ne è pieno il mondo purtroppo - o un articolo per scrivere il quale l'autore ha passato ore magari a tradurre informazioni trovate in giro per il mondo - e che il copiatore, furbo come una faina, neanche decide di modificare -, una foto scattata in un'occasione particolare o un sillogismo nato al momento e di grande effetto poco importa: il diritto d'autore esiste. Sempre.
Il problema è che i social network sono una miniera d'oro. Perché rovinarli con precisazioni che non farebbero arricchire chi li ha inventati, ma garantirebbero solo il rispetto dei diritti di chi li utilizza?