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“Stizziscitici”: Daniele Silvestri showman

"Stizziscitici". Non riuscite a dirlo velocemente? Se volete assistere a uno spettacolo di Daniele Silvestri dovete impararlo. Spettacolo, non concerto. Concerto sarebbe riduttivo. L'altra sera sul palco del Sei - Sud est indipendente, festival organizzato da Coolclub a Lecce e che ha riscosso un successo davvero invidiabile - il cantautore romano ha dato vita a uno spettacolo di circa due ore e mezza. Dalle 22.30 fino quasi all'una di notte la gremita piazza Libertini (piazza...intorno alla quale ci sono case...un concerto di notte con le case attorno e la gente che si diverte...certe associazioni che fanno scappare dalle grandi cittá gli artisti con lo spauracchio dei decibel forse dovrebbero prendere esempio di tolleranza e leggerezza) ha cantato e ballato sui ritmi dei brani di Silvestri e della sua band.

Capitolo band: oltre al bel Rodrigo D'Erasmo - violinista da applausi degli Afterhours preso in prestito dal cantautore romano -, sul palco sono stati protagonisti musicisti di assoluto valore. Come si diceva nel caso di Skin, questione di stile. Stile di Silvestri nel non riproporre solo canzoni del passato, stile di Silvestri nel far scegliere al pubblico i brani che lui è la band avrebbero dovuto eseguire, stile di Silvestri nel raccontare storie e riuscire a portare tutti dal palco del Sei a un altro mondo.

Due ore e mezza di racconti, di musica vera, quella che ti torna in testa anche qualche giorno dopo il concerto. E poi quei momenti in cui salentini e turisti accorsi a Lecce cantano in romanesco insieme a lui in "Testardo" , cantano con il linguaggio dei segni in "A bocca chiusa" e suggeriscono detti popolari in "Stizziscitici". Proprio in quest'ultimo brano, il cantautore dimostra tutta la propria capacità di concentrazione e la propria capacità di giocare con le parole riadattando i detti della tradizione italiana e mettendoli in musica.
Lo ammetto: lo show di Daniele Silvestri mi ha stupita. Lo pensavo un bravo interprete con molte cose - intelligenti, il che è raro in un panorama musicale che offre "le domeniche d'agosto quanta neve che cadrà" e simili - da dire, ma non un artista capace di trascinare così tanto il pubblico. Peccato per quella "Occhi da orientale" riarrangiata un po' troppo in stile anni Ottanta, ma poi ti trovi "Gino e l'alfetta", "Amore mio", "Il mio nemico" e soprattutto una
strepitosa "Cohiba" non puoi che sperare che lo spettacolo non finisca.

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