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Festival di Sanremo, al via i pre-giudizi: Malika Ayane

Dal 10 al 14 febbraio torna il Festival di Sanremo e noi - inteso come io e il mio plotone di esperti mattoidi che si arricchisce di edizione in edizione - non possiamo tirarci indietro. Si fa sempre per ridere, sia chiaro. Nessuno se la prenda, anche perché tutti i post su Sanremo sono dichiaratamente faziosi e ironici. In attesa delle ormai famigerate pagelle (per chi se lo chiede, sì ce n'era proprio bisogno) che troverete su questo blog alla fine di ogni serata del Festival, ecco la novità di quest'anno: i miei pre-giudizi. Intesi non come luoghi comuni o come impressioni a priori, ma come opinioni il più possibile informate prima dell'esibizione sul palco del teatro Ariston di Sanremo. Sto ascoltando la discografia il più possibile completa di ogni artista (alcune sono supplizi veri, altre sono brevissime, solo poche sono davvero piacevoli) dando un voto di partenza. Certo, se poi sul palco anche chi parte da 8 dovesse presentarsi vestito di strass con i colori dell'arcobaleno, la capacità vocale attuale di Anna Oxa e il fascino del principe Emanuele Filiberto, lì non c'è sufficienza che tenga. Per determinare l'ordine della mia analisi ho scelto un criterio tecnico e scientifico studiato a tavolino da grandi cervelloni: l'ordine alfabetico. Cominciamo da Malika Ayane.

Artista con la testa fra le nuvole lo è eccome e questo non può che farmela piacere. Però ha un vizio insopportabile: il miagolio. Lei non può cantare normalmente, deve aggiungerci quel vocalizio felino inutile e poco sopportabile all'orecchio umano. A meno che chi lo intoni non abbia una folta pelliccia. Ora, questo non è un incitamento per Malika ad andare sul palco indossando un visone quanto un grido disperato: basta! Malika basta con questi miagolii. Sei mamma, sei una donna sposata ormai: smettila di far pipì nella lettiera.
Che poi, a pensarci bene, la cara Malika senza gli inutili miagolii non sarebbe neanche male. Certo, molto più gioiosa e convincente quanto canta in inglese rispetto all'italiano. Ma di essere più lamentosa nella lingua madre capita anche ad Elisa, quindi non c'è da preoccuparsi. Probabilmente l'italiano lega di più queste artiste all'immagine del bel canto e della pesantezza in stile Antonella Ruggiero e questo credo sia un limite difficile da superare. Nell'album "Ricreazione", Malika ha dimostrato una notevole crescita (anche se "Malika Ayane" resta il suo disco a mio parere migliore), quindi la speranza è che al Festival di Sanremo non porti un brano insopportabilmente ampolloso e ricco di felinità.

Voto di partenza: 6

 

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