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Festival di Sanremo, ecco i pre-giudizi: Irene Grandi

Ci siamo quasi. Manca sempre meno al Festival di Sanremo. Dal 10 al 14 febbraio potremo finalmente scatenarci con le nostre pagelle. Intanto mi sto divertendo a studiare la discografia degli artisti in gara nella categoria dei big. Da questo nascono i miei pre-giudizi, ovvero giudizi prima di qualcosa - in questo caso dell'esibizione sul palco del Festival di Sanremo - e non certo commenti a priori. Si fa sempre tutto con ironia e voglia di giocare, nessuno si offenda. Stiamo scollinando, ci siamo occupati di oltre metà degli artisti in gara fra  i big. Dopo Malika Ayane, Annalisa, Bianca Atzei, Biggio e Mandelli, Alex Britti, Chiara, Dear Jack, Grazia Di Michele con Platinette, Lara Fabian e Lorenzo Fragola, è ora la volta di Irene Grandi.

L'Irene non mi fa un vero album dal 2010 e un po' la cosa mi rende ottimista. Qualche anno di silenzio non può che averle fatto bene. Anche perché la sua carriera rischiava di prendere la piega di quella di Mario Biondi: animale musicale natalizio. Ha recentemente dichiarato di essere meno ribelle e meno arrabbiata nei confronti della vita. Beh, Irene hai anche una certa: è ora che ti tranquillizzi. Lo sta facendo, a volte non con risultati eccelsi va detto, persino Gianna Nannini. Comunque a me è sempre piaciuta. Sin da "Fuori", il brano che l'ha fatta conoscere al grande pubblico. Un'artista che rende omaggio a Janis Joplin in "Santissima Janis", poi, non può che essere fra le mie preferite nel panorama italiano. La sua carriera, brillante a differenza di molti dei concorrenti della categoria big di quest'anno, parla da sola: un successo dietro l'altro, un'energia impressionante e testi spesso anche non banali. Gli ultimi brani prima della sosta non sono stati eccezionali ("Alle porte del sogno" con quel "Musicali promesse na na na na na" non aveva senso, anche se "Musicali promesse di un'Apocalisse" da una mia amica era stato capito come "Musicali promesse, ti amo Calisse" quindi tanto valeva il "na na na na na na"... e "La cometa di Halley" che aveva un non so che di "Nel blu dipinto di blu), però sono stati comunque di alta qualità. Personalmente sono molto curiosa di capire cosa porterà sul palco del Teatro Ariston. Spero vivamente non qualcosa di lento e incentrato sulla voglia di far vedere che "Irene Grandi è maturata e ora è diventata più riflessiva". Da lei mi aspetto energia, oltre che la solita grande e bella voce. Perciò, cara Irene vedi di non deludermi: non sarai mai una Tatangela, ma ci impiego meno di quello che credi a farti crollare dal mio podio.

Voto di partenza: 7.

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