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Festival di Sanremo, ecco i pre-giudizi: Lara Fabian

Manca sempre meno al Festival di Sanremo. La voglia di scoprire cosa proporranno i cantanti in gara è sempre più alta, anche se di alcuni sarebbe meglio scoprire già da subito soltanto l'eliminazione. In attesa però di misurarci con il Festival e le nostre tanto amate pagelle, studiamo gli artisti della categoria big da vicino con i miei ormai consueti pre-giudizi. Via le opinioni che si sono formate nel tempo, spazio a pareri maturati con l'ascolto il più possibile completo della discografia di ogni artista. Si fa sempre per ridere, con tanta ironia e senza cattiveria, sia chiaro. E così dopo Malika Ayane, Annalisa, Bianca Atzei, Biggio e Mandelli, Alex Britti, Chiara, i Dear Jack e Grazia Di Michele con Platinette, tocca a Lara Fabian.

Quindici album non si realizzano per caso e 20 milioni di dischi non si vendono solo per reputazione. Lara Fabian è una grande artista. Senza dubbio. Gran voce, capacità di emozionare e di coinvolgere. In tutte le lingue. Cosa che magari dovrebbero imparare personaggi come Rocco Hunt, che neanche cantano del tutto in italiano. Adagio è uno spettacolo, ma credo che l'album "Wonderfull life" sia qualcosa di davvero eccezionale. Bene, brava. Ma che ci fa Lara Fabian al Festival di Sanremo? Scusate, ma proprio non capisco. Si vuole lanciare sul mercato italiano in modo da incuriosire una platea un po' più popolare rispetto alla sua solita? Possibile, però il riscontro che avrà sarà minimo. Perché la cara Lara, ugola maestosa e cultura mica da ridere, non è per tutti. Ed è giusto che sia così. La sua musica è per un pubblico adulto, anche abbastanza raffinato - il fatto che canti spesso in francese complica tutto, io dalla testata di Zidane a Materazzi e soprattutto dall'ingresso nel mondo della musica della sussurratrice senza macchia e senza paura Carla Bruni riesco a stimare ben poco i cugini transalpini - e con il televoto direi che ci litigherà parecchio. Al netto di queste considerazioni, devo dire che quello della cara Lara è un grande acquisto per il palco del teatro Ariston, a patto però che la sua voce non sia imbrigliata in una serie di gorgheggi ed esercizi stilistici che poco comunicano al pubblico.

Voto di partenza: 6.5

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