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Festival di Sanremo: trionfa il giovane Antonio Maggio

Eccoci alla quarta serata del Festival di Sanremo. E cosa non può mancare? I fiori? No, perché quelli mancano. Le note? No, a volte mancano pure quelle. Le idee originali? Noneeee. Le pagelle! Scherzose, ironiche, sarcastiche come sempre. Eccole.

Lo stilista della Littizzetto: 6. Finalmente gli hanno fatto un esame della vista e, scoperto che in confronto Ray Charles poteva fare il cecchino al poligono di tiro, evidentemente lo hanno sostituito perché questa sera Luciana è vestita pure da donna. E da donna vera, a tratti.

Malika Ayane: voto 6.5. Si capiscono tutte le parole nonostante la consueta patata in bocca. "Cosa hai messo nel caffè" la interpreta in modo delicato, il vestito sembra quello di Schroeder delle tartarughe ninja e la coreografia non mostra proprio una fluidità di movimento assoluta, ma non si può volere tutto.

Daniele Silvestri: voto 6.5. Con "Piazza Grande" di Lucio Dalla gli piacerebbe vincere facile, però la voce non lo aiuta tanto. Entra vestito con un mix fra un Cesare Cremonini e un lucidascarpe in stile newyorkese. Ha fascino il ragazzo, che ci dobbiamo fare?

Giuria di qualità: voto 5. come al solito, gente a caso mischiata a qualcuno che ci capisce davvero. Per dire, Stefano Bartezzaghi, Paolo Giordano e Serena Dandini che c'entrano? Eleonora Abbagnato? A parte che ha la vivacità di un bradipo, ma lei mica balla sulle punte? Facciamole giudicare Amici piuttosto.

Annalisa + Emma: voto 4. Se nelle scorse sere eravamo stati clementi con la ex amica Nali, riconoscendone la verve e la ballabilità di Scintille, con l'apporto della sua esimia collega abbiamo avuto una doppia versione di Per Elisa. Doppia voce, doppie urla, doppie parole mangiate (il trend dell'edizione 2013 ha colpito anche lei). Menzione speciale per Emma vestita da sacco nero, e in evidente stato di alterazione, tanto che la domanda frequente nella nostra platea d'esperti è stata: "Cosa si è presa?"

Marta sui tubi+Antonella Ruggiero: voto 7. Bravi, bella accoppiata. E' una delle poche band salite sul palco del Teatro Ariston che si sono giocate bene le loro possibilità. Si stanno facendo conoscere in modo intelligente.

Raphael Gualazzi: voto 5. La sua versione di "Luce" di Elisa la rende una canzoncina da gioco aperitivo, però nel genere non è male. Il problema è che questo brano è intenso proprio perché è di quel genere.

Modà: voto basta. "Io che non vivo". Kekko urla, strano. Sul ritornello alza l'indice al cielo credendosi in Curva Nord. Ecco, sembra un po' una versione da balera di una band che si crede americana e molto cool. Grazie per averne rovinata un'altra.

Simone Cristicchi: voto 5.5. Canta "Canzone per te" di Sergio Endrigo. La voce manca, come sempre. Ma anche Endrigo non era di certo un'ugola d'oro modello Claudio Villa, quindi è perfetto. Però sembra uno scolaretto beccato a rubare la merenda. No dai, Simo, non ti buttare così giù.

Simona Molinari e Peter Cincotti: voto 5. Cantano "Tua" in modo talmente sensuale da far addormentare persino il mio gatto che già dormiva. Lei è brava, per carità. Magari un brano più energico sarebbe stato consigliabile, le nenie sono insopportabili.

Maria Nazionale: voto...voto? No, dai non fatemi essere più cattiva del solito. Uh che novità, canta "Perdere l'amore" e tutti si augurano che lei possa perdere la voce. L'arrangiamento è molto da stornello da paese, insomma ci si arrangia un po' come si può. Sulla frase "Sbattere la testa mille volte contro il muro", sfido chiunque a non immedesimarsi nella mano che le prende la testa. Maria Condominiale, basta. Davvero. Lo dico per te. Se vuoi cantare, continua pure a farlo. Ma non in Italia. Forse neanche in Europa. Ecco, andrebbe bene in Cina: lì sono così tanti che ti confondi nella folla.

Marco Mengoni: voto 6. Nello scempio generale si salva, anche se non c'entra nulla con Luigi Tenco. Canta "Ciao amore" con tanto entusiasmo, ma svuotandola di ogni significato. Tenco era un grande, Mengoni un imitatore. Niente di che.

Elio e le storie tese+Rocco Siffredi: voto 8. Originali, divertenti e scanzonati. Una vera canzone in pieno stile Elio e le storie tese. Si divertono, dimostrando di essere artisti veri suonando strumenti minuscoli. Bravi, bravi, bravi.

Max Gazzè: voto 5. Torna a colpire lo stilista cieco anche stasera. Max sale sul palco con una coda da pavone. Per fortuna non Rita. Purtroppo la giovanissima Nada alla fine degli anni Sessanta aveva una grinta che Gazzè ha lasciato in valigia. Alla fine parole a caso, gli esperti adombrano un sospetto: che si sia imparato la canzone pochi minuti prima di cantarla?

Chiara: voto 5. "Almeno tu nell'universo" non è semplice, va detto. Il paragone con Mia Martini è evidente e praticamente esplicito, va detto anche questo. Ma un'interpretazione così fredda non serve a nessuno. Meno che mai all'esordiente Chiara. Un buco nell'acqua di chi avrebbe dovuto valorizzarla e invece la sta affossando.

Almamegretta: voto 6. Se non fosse per tale Clementino, il rapper freddoloso che si presenta sul palco con un piumino, sarebbe una bella versione de "Il ragazzo della via Gluck". Il cantante Raiz fa shabbat, tradotto: non canta il venerdì per motivi religiosi. Quindi, incredibilmente, gli Almamegretta stavolta hanno un cantante che scandisce bene le parole. Peccato per l'esagitato in piumino.

Gara dei giovani
Antonio Maggio: voto 8. La sua "Mi servirebbe sapere" entra in testa, lui è sempre più un animale da palcoscenico. Canzone semplice, è vero. Ma non vedo perché per vincere a Sanremo si debba per forza essere concettuali, tradizionalissimi e seri. Bravo, per me è molto sì.

Ilaria Porceddu: voto 6. Ha lo stesso vestito di ieri, non mi ero accorta che la canzone non era del tutto in italiano. Niente di che neanche stasera, non mi convince.

Blastema: voto 6. Cantano "Dietro l'intima ragione". Il cantante si presenta sul palco con la parte superiore di un pigiama di raso nero, non si capisce molto cosa canti. Solita questione delle parole non scandite, eh quest'anno va così.

Renzo Rubino: voto 6.5. La canzone non è male, lui abbastanza sicuro nella sua intepretazione, anche se un po' meno tranquillo rispetto alla prima esibizione. Mi inquietano un po' le scarpe.

Caetano Veloso: voto 5. Sarà un grande della musica mondiale, bravissimo, fantastico, meraviglioso. Ma a quest'ora (mezzanotte e oltre) sentire le sue nenie è oltremodo insopportabile. Chi l'ha messo in scaletta pensava avrebbe portato sul palco l'intero sambodromo di Rio?

Rockfeller: voto 8. Nell'era dei social, delle playstation, delle olgettine, ecco un esempio di vecchia comicità, quella che faceva ridere noi bambini negli anni Ottanta. Una voce e un pupazzo: cosa si vuole di più? Si vede chi muove le labbra per farlo parlare? Echissenefrega!

Luciana Littizzetto: voto 7.5. Cresce e si ambienta serata dopo serata, sfodera alcune battute molto divertenti e tiene bene il palco. Sinceramente la confermerei tranquillamente anche per il prossimo Sanremo.

Il Festival di Sanremo dei giovani è vinto da Antonio Maggio: come volevasi dimostrare. Premio della critica a Renzo Rubino.

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