Summer Festival: playback, ma back anche le voci per favore
Ok, è salito sul palco persino Emis Killa. Chi? Emis Killa. Ah beh allora. Emis Killa è uno dei tanti rapper che l'Italia ha scoperto di avere nell'ultimo paio di anni. Non parliamo poi di Moreno (senza cognome, gli artisti del mondo del rap non usano). Quindi non è che si possa proprio dire che il Festivalbar - quanto ci manchi! - abbia trovato un erede nel Music Summer Festival (no, lo sponsor non lo cito. Ma che siamo in una fiera di paese?). Però in una delle estati senza un festival musicale televisivo e nazional-popolare ci si accontenta. E fa niente se Cristiano De Andrè ci canta una cover, eh sì una cover, di "Le vent nous portera" dei Noir Desìr dimostrando che suo padre era davvero tutto un altro mondo.
E fa niente se il playback la fa da padrone. No no, fa niente un corno. Ma scherziamo? Ma se non sapete cantare dal vivo state a casa. Ecco, a me sembra una presa in giro colossale nei confronti di chi è nelle piazze e vede il festival dal vivo e chi lo guarda in televisione. Stoni? Pazienza, vorrà dire che devi cambiare mestiere. Bruce Springsteen suona per tre ore e mezza durante ogni concerto senza stonare una nota, per una canzone ci si può pure concentrare e non sbagliare, no? Non se ne è capaci? Benissimo, c'è bisogno di tanta gente che faccia lavori fisici in Italia, forza e coraggio.
Perché a me quella del playback è una soluzione che fa impazzire. Un muratore il palazzo lo deve costruire davvero, perché un cantante può permettersi di fingere davanti a chi gli dà la pagnotta a fine mese, ovvero il pubblico? Se gente sconosciuta ha il privilegio di salire su un palco ed esibirsi davanti a centinaia di migliaia di persone è anche per questo motivo. Ma, lancio un'idea innovativa, premiare le voci reali e non i progetti costruiti a tavolino?