Su il sipario: c’è il voto sulla scena
E anche quest'anno tornano, puntuali come le tasse, il mal di gola, le lamentele su caldo e freddo e i film sbanca botteghino, le elezioni. Non in tutta Italia, per la fortuna di chi non sarà chiamato alle urne, ma in molti Comuni il 6 maggio si andrà a votare per scegliere il sindaco. Quando ho deciso di aprire questo blog mi ero ripromessa di non scrivere di politica. L'argomento si presta a troppe interpretazioni e troppe sono le opinioni che invadono la nostra testa, a che servirebbe la mia? Poi però ho anche pensato che per essere una vera Road Map, ovvero una sorta di cartina dei nostri tempi, questo blog non possa esimersi dal far notare certe storture che ci sono anche nel mondo della politica. Ecco quindi che in questo post, che vi piaccia o no, ho intenzione di dire la mia. Parlo dell'Altomilanese, perché è terra che conosco molto bene. Ne conosco pregi, difetti, assurdità, eccellenze. Credo però che nel caso della politica il microcosmo altomilanese possa rappresentare bene tutto il macromondo italico. Nell'Altomilanese sono 39 i candidati per 9 poltrone da sindaco, senza dubbio un record negli ultimi decenni. Verrebbe da pensare che, tutto a un tratto, si siano risvegliate coscienze politiche e sociali sepolte. E invece no, perché i candidati sono sempre gli stessi. Sempre le stesse facce, da anni. Semplicemente frazionate in più partiti rispetto al passato. I programmi? Gli stessi anche quelli. "Voglio realizzare un palazzetto dello sport" scrive un politico da anni in Giunta e che correrà da solo alle elezioni. Viene da chiedersi chi gli abbia impedito di farlo negli ultimi dieci anni. "Andrò in tutti i quartieri per ascoltare le esigenze della cittadinanza" ha affermato qualche mese fa un altro attuale assessore di un Comune che ora si candida a sindaco. E la domanda è: servono le elezioni per cercare di capire le necessità degli abitanti di un territorio che lui ha governato negli ultimi anni? "C'è tanto da fare" recita lo slogan di un altro candidato che fa da molto tempo parte della maggioranza. Chissà che cosa è stato fatto in questo periodo, quindi. Anche i programmi di chi non siede in Consiglio comunale ma aspira a una poltrona sono ricchi di ovvietà: "Più attenzione alla famiglia" (slogan che è un po' come il nero: va su tutto), "Non lasceremo soli i parenti degli anziani malati di Alzheimer" (e anche questo è un po' per ogni stagione), "Agevolazione di impiego di energie rinnovabili" (refrain che ormai si sente da inizio secolo, un po' fuori moda a questo punto). Se non bastassero i programmi, generici al massimo per non creare troppe aspettative concrete negli elettori, arrivano anche i testimonial. Ogni candidato sindaco che si rispetti, secondo le antiche e ormai abbastanza irritanti visioni del mondo politico, deve avere un padrino o una madrina. Ecco così un fiorire di onorevoli che per l'occasione decidono di mettere piede in provincia e sponsorizzare un nome e un cognome che, magari, conoscono appena o che è stato loro presentato nel corso di qualche cena di partito. Se questi nomi altisonanti della politica nazionale volessero percorrere queste strade anche durante il resto dei mesi, quando non ci sono interessi elettorali in ballo, e senza fotografi o addetti stampa al seguito saremmo molto felici di ospitarli. La domanda è: i cittadini hanno davvero bisogno di questo penoso teatrino oppure per catturare la loro fiducia servirebbe soltanto un po' di sano lavoro?