Gianni Brera, vent’anni dopo ancora grazie
Recentemente ho intervistato un musicista di talento, Fabrizio Mirone. Quando gli ho chiesto quali influenze artistiche abbiano caratterizzato la sua carriera mi ha risposto che "un artista è del proprio tempo e dei propri luoghi. Chi fa musica oggi non può prescindere da mostri sacri che lo hanno preceduto". Questa frase mi fa riflettere ancora di più oggi, giornata nella quale si ricorda il mostro sacro per eccellenza per tutte le persone che almeno un minuto nella vita hanno amato lo sport. Vent'anni fa lasciava questo mondo Gianni Brera, il mito, la leggenda del giornalismo sportivo. Mi correggo, lasciava quel mondo. Anzi, non lo lasciava per niente. Le sue parole, i suoi neologismi e, soprattutto, la sua passione vivono ancora in molti giovani che hanno scelto di fare i giornalisti "per diventare Gianni Brera". Lui era cresciuto con la macchina da scrivere, in un mondo in cui i i procuratori non imponevano le loro volontà e i giornalisti non si lasciavano guidare. Gianni Brera è stato uno dei simboli de Il Giorno, ma soprattutto è uno dei simboli del giornalismo che fu. Chissà cosa avrebbe fatto in questo mondo del lavoro così poco ospitale con i giovani, e ancora meno con i talenti puri e non raccomandati. Chissà come si sarebbe trovato a dover sgomitare per riuscire ad ottenere un'intervista o a scovare la storia particolare in un'informazione di massa che è sempre più allineata e basata sui comunicati stampa. In una delle raccolte dei suoi tantissimi articoli leggevo affascinata anni fa del suo modo di lavorare e del fatto che spesso Gianni Brera avesse dato indicazioni ai diversi commissari tecnici della Nazionale italiana di calcio. Spettacolare, semplicemente spettacolare. Se si pensa che adesso sono gli allenatori o i dirigenti delle società a cercare di guidare le domande dei cronisti - anche se per fortuna a volte non ci riescono -, si può ben capire come quel mondo, quello di Brera, sia davvero lontano da quello attuale. Proprio perché, però, non possiamo non tener conto dei mostri sacri che ci hanno preceduto, abbiamo il dovere di ispirarci a quel mondo. Ed è questa la grandezza, a vent'anni dalla sua scomparsa, di Gianni Brera: è riuscito e riesce ancora a fare in modo che un intero mondo guardi a lui con ammirazione e gratitudine.