Marlene Kuntz e Sanremo: le convergenze parallele rock. Fino a qualche anno fa sembrava quanto meno impossibile che quel tipo di band lì, formazione indie e centinaia di date nei clubbini d’Italia, si ritrovasse sul palco del festival nazionalpopolare. Poi i Subsonica hanno sdoganato Sanremo. Poi ci hanno pensato gli Afterhours. E l’anno scorso è toccato a Joe e a quello che resta dei La Crus. Saranno stati pure episodi isolati, ma sono uscite fuori delle belle canzoni. Perché “Tutti i miei sbagli” di Samuel e compagnia danzante regge ancora l’usura del tempo e se la fai girare in un qualsiasi clubbino, con somma soddisfazione di chi sorseggia drink o si scatena in pista, continui a stentare a credere che quel pezzo lì sia passato a Sanremo. Il pezzo degli Afterhours “Il paese reale”, forse, sarebbe stato ancora più azzeccato in questo 2011, l’anno della crisi. Ma non sfigurò e anche Bonolis ci restò male per l’eliminazione della band. Il vincitore morale della scorsa edizione del festival fu proprio Joe dei La Crus. E per una volta si cominciò a intravedere uno sguardo diverso che non fosse solo di semplice curiosità nei confronti di quell’emisfero, indie e dintorni, dove si comprano ancora i dischi dopo aver sentito le canzoni ai concerti. E non è poco. Ora i Marlene Kuntz. Non resta che attendere. Magari sarà un’altra occasione per buttare l’occhio in tv e riprovarci con Sanremo.  Chissà forse sarà davvero la volta buona per vedere uno spettacolo meno ingessato.