Il nostro Rob, Fleming per i feticisti del libro Alta Fedeltà e Gordon per i cultori del John Cusack della trasposizione cinematografica di Frears, si chiede, giustamente: “Che cosa è nata prima la musica o la sofferenza?”. Alla domanda in questione non sembra aver trovato una risposta. Di certo, soprattutto Nick Hornby, l’autore di “Alta fedeltà”, ci fa capire quale possa essere il potere terapeutico della musica. E terapeutico forse non è nemmeno l’aggettivo esatto. Diciamo che una canzone racconta meglio di qualsiasi altra faccia o smorfia i nostri stati d’animo e chi vuole proprio farsi male si concede, masochisticamente, alle “depression songs”. Ora dagli Stati Uniti rilanciano la sfida. E dicono che si può fare a meno anche degli antidepressivi per curare i propri momenti di down. Basta la musica. I friulani Prozac+, omen nomen, band punk degli anni ’90, gongoleranno. Il loro punk, nonostante i testi non raccontassero storie gioiose, era veramente antidepressivo. Quasi quanto un pezzo, alla velocità della luce, dei Ramones. Provate con la cover di “Have you ever seen the rain”. E vedete, la citazione jannacciana è quasi d’obbligo, l’effetto che fa. Secondo Galina Mindlin, Don Durousseau e Joseph Cardillo, i tre psicologi dello studio americano, ci sono almeno 10 modi per cui la musica può rivoluzionare la salute, la memoria e perfino l’attenzione. Già, sarà stata pure una scelta ardita, ma provare a tradurre (senza riuscirci il più delle volte), al liceo, le versioni di Demostene, ascoltando “Karmacoma” dei Massive Attack, doveva tracciare all’epoca un certo profilo di chi vi sta scrivendo ora. Si dirà, giustamente, i tre hanno scoperto l’acqua calda. E lo diranno soprattutto i fan del Rob di “Alta Fedeltà”, quello che aveva un negozio “Vynil Championship” che era la più forte tentazione allora per costruirsi la propria “cassettina”. C’era già chi, all’epoca, discuteva di playlist. Ma il ricordo della cassettina da ascoltare in macchina per caricarsi prima di un colloquio di lavoro, di un’interrogazione o da valutare prima di donarla alla propria amata, esce sempre fuori. Nonostante ormai la musica sia digitale. Nonostante ci siano porte Usb anche in macchina. Non è nostalgia e  nemmeno un modaiolo modernariato. E’ solo che noi, con il Rob di “Alta Fedeltà” in testa, avevamo già capito da tempo che potevamo trovare conforto e consolazione nelle nostre compilation e nelle nostre top five. Ad esempio, da stamattina ho ascoltato a più riprese un pezzo di The Noah and The Whale “Waiting for my chance to come”. E mi ha messo subito di buonumore. Ascoltatela e ditemi l’effetto che (vi) fa.