L'”Ingrendiente Novus” (citazione), forse, è sempre lo stesso. Ma tanto basta per riconciliarsi col ritorno di quello che si faceva chiamare Moltheni e che ha deciso di tornare con un disco, mettendoci sopra il suo vero nome: Umberto Maria Giardini. Il disco si intitola “La dieta dell’imperatrice”. E lui dice di essere stato travolto e ispirato da Anna Calvi. Ma non ha avuto bisogno, ascoltando il disco, di ispirarsi a una delle “starlette” (senza nessun, negativo, giudizio di merito) della scena indipendente. Quella scena che tre anni fa, proprio mentre licenziava “Ingrediente Novus”, il fu Moltheni paragonò alla sinistra italiana: “Crede di essere dalla parte del giusto, ma non lo è”. Fuggiva – diceva – dal narcisismo e dalla pochezza. Alcuni lo etichettarono come snob. Puzza sotto il naso? Forse, ma è stata proprio quella distanza siderale da una scena che produce, senza soluzione di continuità, cantautori degli anni zero, che l’ha convinto a tornare. Non poteva starsene certo, altri anni, dietro alla batteria dei Pineda (progetto musicale che non ha entusiasmato). Anche senza utilizzare calembour i suoi testi vanno ascoltati e  canticchiati. Anche quando le parole che confinano (quelli che chiamano ossimori) sembrano un azzardo per il significato della canzone. Ma Umberto Giardini è soprattutto questo. E molto altro. Che la sua personalissima dieta musicale sia finita, è di per sé, una buonissima notizia.

Certo, bisognerebbe chiedersi, anche se l’esercizio sarebbe alquanto inutile ora , perché il Giardini non abbia goduto dell’identica fama dei tanti suoi coetanei di quella scena italiana che gira e rigira, da vent’anni a questa parte, ha dato sicuramente un’impronta anche alle generazioni future e che, inevitabilmente, fa ancora scuola. Formidabili quegli anni ’90. In molti sono arrivati col fiatone nel nuovo secolo, è vero. Ma quando ascolti un disco come “La dieta dell’imperatrice” hai la netta sensazione, come in “Portlandia”, che gli anni ’90 non muoriranno mai. E così parafrasando gli Afterhours: si esce vivi e ancora decisamente vegeti dai ’90. Prendete Umberto Maria Giardini. Se c’è un nuovo (si fa per dire, visto che ormai sono passati vent’anni) cantautore che (mi) rappresenta, quel cantautore è proprio lui. Buon ascolto.