C’è il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio per la Cultura, che twitta (beato) un pezzo dei Coldplay. C’è Patti Smith, la sacerdotessa del rock con una religione laica (e tutta sua) ma rispettosa del culto cattolico, che abbraccia il nuovo Papa. E c’è infine il priore della basilica di San Miniato al Monte (Firenze), padre Bernardo, che invita i Baustelle a girare il video della loro canzone “Monumentale”, nel cimitero di Porte Sante, dove riposano Giovanni Spadolini e Vasco Pratolini. Piccolo e stringatissimo inciso: l’ultimo album dei Baustelle  non è proprio un manifesto religioso  (“Non credo alla Bibbia, non prego la chiesa”). Il rock non è (più) la musica del diavolo. Ci aveva pensato qualche anno fa – due per l’esattezza – Famiglia Cristiana a sdoganare un disco – decisamente indigesto per i tradizionalisti della Chiesa – come “A sangue freddo” del Teatro degli Orrori. In quell’album c’è una versione del “Padre Nostro” che era stato messo all’indice, al nord, da Udc e Lega. Il settimanale dei Paolini scrisse allora: “Una versione del Padre Nostro che non può considerarsi blasfema, in cui si invoca Dio di liberarci dalla malinconia, ma anche dal malaugurio, dai maldicenti, dagli ignoranti, dai terremoti, dalla fame. Un grido disperato, segno di sensibilità, di un dialogo comunque non interrotto, e infinitamente meglio dell’indifferenza, della superficialità o dell’apatia”. Come a dire che in un pezzo rock si possono trovare più spunti di un’omelia superficiale. Un’eresia o un’operazione simpatia per lanciare un’evangelizzazione 2.0? Nessuna delle due, probabilmente. Forse davvero i tempi stanno per cambiare. Almeno da quel lato di Roma.