C’è chi è inorridito: l’autobiografia di Morrissey nei classici della Penguin e lui non è ancora morto. Per fortuna, verrebbe da dire. C’è chi addirittura si è indignato: Morrissey al fianco di Ovidio. Eh già, qual è il problema? Morrissey è un classico. E la sua autobiografia è diventata un classico ancora prima che fosse letta dal pubblico. E non per la scelta – tutt’altro che avventata – dell’editore di infilarla nella prestigiosa collezione. Alla vigilia dell’uscita della sua autobiografia le anticipazioni correvano già in Rete. E si dibatteva. Non per pruriginosi motivi legati alla sua sessualità (l’altroieri Moz ha smentito di essere omosessuale). E nemmeno per sapere perché gli Smiths non si rimetteranno più assieme. Gli Smiths, appunto. Sarà un caso ma ogni anno almeno una voce fa il giro del mondo (e ritorno) e annuncia l’imminente reunion. E se ne discute come se fosse un argomento di stretta, strettissima attualità. Che cos’è un classico, se non qualcosa che si sublima nel tempo. Le canzoni degli Smiths e la vita di Moz tutt’altro che ordinaria, lo sono. E allora non c’è nulla da scandalizzarsi se la sua autobiografia finisce direttamente tra i classici della Penguin.