1990: le notti magiche del mundial italiano e un disco che provava a saldare il passato col futuro in un gruppo che sarebbe mutato nel nome e anche nella sostanza. Quando esce “Epica, etica, etnica e pathos” la storia dei Cccp è ormai giunta al capolinea e ne sta per nascere un’altra. Ma in pochi ancora lo sanno. Quel disco è uno spartiacque, un po’ quello che succederà da lì in poi per il rock italiano che supererà la sua linea d’ombra, diventando autonomo da mode e generi d’importazione. Quattro parole, quattro pietre per definire il percorso artistico di una band in evoluzione. Che c’entra tutto questo con la nazionale di Prandelli? Ieri il ct dopo la vittoria con l’Inghilterra ha parlato di partita epica. E l’etica, l’etnica e il pathos? E’ una nazionale, la sua, in evidente mutazione. E non solo nominalmente. Della vecchia guardia, proprio come la coppia Ferretti-Zamboni in quei Cccp che stavano trasformarsi in Csi, sono rimasti Barzagli, Buffon, Pirlo e De Rossi (ma quest’ultimo nel mondiale vinto nel 2006 fece praticamente da spettatore). Buffon-Pirlo garantiscono la saldatura col passato, ma sono anche un ponte per il futuro di una squadra che sta cercando di prendere una sua forma. Ma di avere anche una sostanza, perché alla fine – come avrebbero sostenuto i Csi sette anni dopo quel disco – la sostanza deve avere sempre la meglio sulla forma. E così la nazionale di ieri sera si è guadagnata la prima vittoria al mondiale brasiliano, ha sfangato la prima e che prima. Dall’altra parte c’era l’Inghilterra. Di epico, a dir la verità, c’è stato ben poco. E’ stata una partita difficile più che altro per le condizioni climatiche e per una difesa che sì deve trovare la forma e anche la sostanza. E che invece un po’ di pathos, con il traballante Paletta, ha invece riservato. Si temeva per Sirigu, ma il pathos c’è stato solo quando abbiamo visto schizzare il pallone pericolosamente davanti al portiere rimasto a metà strada. Indeciso: esco o non esco? Sull’etica – di cui ormai tutti si riempiono la bocca e suona ormai come un abuso retorico – si può anche soprassedere. D’altronde l’applicazione dell’ormai celebre codice di Prandelli, etico appunto, è assai garantista. Un’applicazione forcaiola ci avrebbe risparmiato di vedere Chiellini in Brasile. Ma il ragazzo – nonostante le evidenti difficoltà a sinistra, d’altronde anche la sua Livorno ormai non rappresenta più ben altra Sinistra – saprà tornarci utile quando sarà ricollocato al centro. Sull’etnica quest’Italia stravince, aldilà degli scontati tatuaggi tribali che riempiono le braccia dei calciatori azzurri. Quest’Italia rappresenta il paese reale di chi prende la cittadinanza italiana al compimento del diciottesimo anno d’età come Mario Balotelli appunto o come quelli che sessant’anni fa chiamavano oriundi e che altro non sono che naturalizzati, da Paletta a Thiago Motta. Gruppo che dimostra una sua unità. Gesti e abbracci valgono più di mille parole. Ma è un’unità che è soggetta a verifiche. Il successo, soprattutto con una nobile (più o meno decaduta) come l’Inghilterra, può dare alla testa. Il Costarica, tra sei giorni, è lì a ricordarlo. E come quando vai a suonare nel clubbino, dopo aver venduto manciate di dischi e non credevi di poter arrivare a tanto, e dove devi sapere che dall’altra parte conoscono tutte le tue canzoni a memoria e non puoi permetterti di steccare. “Non temerai i terrori della notte, non temerai il terrore”. Suonate ancora.