Non c’è nulla che possa riportarlo indietro. Non certamente l’ennesimo disco post mortem. Se di mezzo non ci fosse l’aspetto commerciale nel vedere un nuovo album di Jeff Buckley nei negozi, uno potrebbe pensare che la mamma Mary non si sia rassegnata alla morte del figlio e che faccia un’operazione, rastrellando qua e là le registrazioni di Jeff, più per sé che per gli altri. Ma l’aspetto commerciale, purtroppo, conta in tutta questa storia. E la bulimia dell’ascoltatore, orfano di Buckley, si blocca davanti a un lavoro, come quello che è appena uscito, che sembra non avere né capo né coda, un po’ di cover (un paio bellissime, come quella di Bob Dylan “Just like woman” e quella degli Smiths “The boy with the thorn in his side”) e qualche vecchia registrazione, se non la voce di Buckley a tenere assieme a tutto. Grazia divina. “Grace”, come il suo unico album e forse bisognerebbe rispettare quello che il destino in maniera indelebile ha tracciato per la vita di ognuno. Dobbiamo farcene una ragione: non ci sarà un disco di Buckley, da qui all’eternità, per quanto sia significativo l’impegno nel ricercare inediti tra registrazioni varie, che possa farci emozionare come fece “Grace”. Scomodando Walter Benjamin quel disco aveva l’aura del disco immortale che sarebbe sopravvissuto anche all’autore. E così è stato. Tutto il resto che è venuto dopo, ce ne dispiace per la madre Mary, sembra avere solo una rendicontazione commerciale e non artistica. Pochi riescono a dire tutto in un disco. Jeff Buckley c’è riuscito. Ed è per quello che “Grace” è un disco fondamentale nella storia della musica. Tutto il resto ha comunque una sua grazia, come questo disco, ben fatto, ben masterizzato, un bell’oggettino da regalare, ma la grazia è puramente commerciale. Niente a che vedere con quello che riuscì a smuovere in molti di noi Buckley quando cantò: “Lilac wine is sweety and heady, like my love”. In fondo, anche in “Grace” c’erano cover proprio come in “You and I” ora. Però provate a chiedervi perché “Lilac wine”, a parità di perizia tecnica (anche dal punto di vista della voce), sia più bella di “Just like woman” che tra le canzoni di questo ultimo disco, tra l’altro, è la più riuscita? La grazia non è una virtù che si può riesumare. Nemmeno con un disco tecnicamente perfetto.