CI ERAVAMO forse illusi. Speravamo che il nuovo Rinascimento dell’Italia potesse partire da Expo 2015, un’occasione irripetibile per mostrare agli occhi del mondo che il Belpaese è vivo e vegeto, come prima, più di prima. La cupola di malaffare che da tempo, da troppo tempo, proietta ombre fosche sulla Lombardia, rischia ora di gettare alle ortiche questa chance unica per tutti noi. Il grido d’allarme lanciato dal commissario Giuseppe Sala, a 400 giorni dall’inizio del Grande Evento, è assordante: rischiamo di non salire sull’unico treno che resta per non perdere l’appuntamento con la ripresa. Diventerebbero, a questo punto, perfettamente inutili gli sforzi del governo e di Renzi di farci stare in serie A. Il motivo è semplice: partiamo con tante penalizzazioni, con un tragico cartellino rosso comminatoci per la solita corruzione, per gli illeciti, per i clientelismi degli appalti pubblici pilotati e delle infiltrazioni mafiose. Partiamo con l’handicap perché continuiamo ad essere il Paese dei corrotti e di quelli che “tengono famiglia”, come diceva Leo Longanesi.

IN EFFETTI, insistiamo sulla necessità di voltare pagina, di presentarci in modo diverso agli occhi dell’Europa (e Matteo, in questi giorni, ha cercato di dare il meglio di sé davanti alla Merkel) e del mondo intero, ma, alle promesse, non seguono mai i fatti. Se Bruxelles è in cima ai nostri pensieri, ancora più dovrebbe diventare l’Esposizione Universale: dal 1° maggio dell’anno prossimo sono attesi oltre 20 milioni di visitatori dai cinque continenti. Nella disgrazia delle nuove tegole giudiziarie piombate sull’Expo, c’è la fortuna (chiamiamola così…) che abbiamo davanti, comunque, tredici mesi per attutire l’impatto del terremoto giudiziario. Possiamo ancora farcela ma, adesso, diventa determinante il ruolo del governatore Maroni e del sindaco di Milano, Pisapia. Conosco il presidente del Pirellone dai tempi del Viminale e prima ancora: ho sempre apprezzato la sua serietà e la grande concretezza.

HO, INVECE, meno assiduità con il primo cittadino della Madonnina, ma mi è ugualmente simpatico anche perché mi ha subito confessato che, a casa sua, hanno sempre letto “Il Giorno”. Dicono le cronache che, venerdì, c’è stata, tra i due, una rottura sulle nomine di nuovi dirigenti e sul metodo da usare per garantire la continuità dei cantieri. Qualche nube può anche starci, ma non possiamo permetterci ulteriori “impasse” che mettono a repentaglio i progetti faraonici in vista del 2015. Mi auguro, quindi, che Maroni e Pisapia si chiariscano le idee immediatamente e ragionino assieme nell’interesse della Lombardia e dell’Italia intera.
Non servono candidati di bandiera o di partito, è necessario concentrarsi, invece, sull’emergenza: quali sono gli uomini migliori per non perdere il treno dell’Expo? Nella mia precedente vita da inviato, ho visitato tre Esposizioni Universali (a Tsukuba in Giappone nel 1985, a Vancouver in Canada nel 1986 e a Brisbane in Australia nel 1988): spero ancora che a Milano si faccia il poker.
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