«L’ITALIANO è un popolo che si fa guidare da imbecilli, i quali hanno la fama di essere machiavellici».

Mai come oggi mi rendo conto come Giuseppe Prezzolini (scrisse questa frase nel 1917) avesse ragione. Siamo ancora circondati da politici che inseguono fumose alchimìe, capaci solo di inutili giochi di potere. Le alleanze di partito o le squadre attorno ad un leader non si formano quasi mai per ragioni di principio o in base ad ideali, ma solo per questioni di prestigio personali. Il caso del divorzio di Paolo Bonaiuti da Forza Italia è per, certi versi, clamoroso: un personaggio che è stato l’ombra di Berlusconi per 18 anni, il suo suggeritore, la sua eminenza grigia, decide, da un giorno all’altro, di troncare ogni rapporto con il suo Capo per gettarsi nelle braccia di Angelino Alfano, l’ex delfino del Cavaliere. Segnale di una politica costruita su rapporti ondivaghi, fatta di tradimenti, complotti, voltafaccia che, non sempre consentiti nella società civile, sono invece tollerati a Montecitorio e dintorni, per la semplice ragione che l’aria che si respira attorno ai palazzi del potere è molto più inquinata e, in certi casi, assolutamente malsana.

È probabile che, in questi mesi, Bonaiuti si sia sentito molto emarginato a Palazzo Grazioli: da tempo, infatti, non faceva più parte del nuovo cerchio magico e, spesso e volentieri, avrà provato quella sensazione di abbandono che dà fastidio anche quando, di norma, si dovrebbe andare definitivamente in pensione. Mi meraviglio solo che l’ex portavoce di Berlusconi non abbia fatto il callo alle pugnalate che vengono inferte nei partiti: si danno e qualche volta si prendono.
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