È MEGLIO che un’operetta. La vicenda della Scala con il sovrintendente Pereira che, non ancora insediato a Milano, tratta con il Festival di Salisburgo, dove è tuttora direttore artistico, sarebbe molto divertente se non fosse sconcertante. Oggi non ci sorprendiamo più di nulla, ma c’è un limite a tutto.

È, INFATTI, del tutto anomalo che il rappresentante del più importante ente lirico italiano scriva, nel settembre 2013, lettere d’intenti al presidente della rassegna austriaca firmando “Il Sovrintendente dal settembre 2014 ”, cioè esattamente un anno dopo, impegnandosi  ad acquistare sette rappresentazioni per un totale di 710mila euro. Ma è ancora più grave il fatto che mente artistica della controparte salisburghese sia, manco a farlo apposta, lo stesso Pereira. La Scala di Milano, con la sua tradizione di tempio della musica, non può proprio permettersi un simile teatrino e, visto che Pereira non si è ancora dimesso dal futuro incarico, siano il ministro Franceschini e il sindaco Pisapia a trarre le conseguenze, licenziandolo prima ancora che cominci. Nell’incontro di ieri, i due avrebbero ipotizzato solo mezze misure come il dimezzamento dello stipendio previsto o la riduzione del periodo del contratto. Sarebbero le solite soluzioni all’italiana. Se un signore si muove in modo così disinvolto già un anno prima dell’insediamento, mi chiedo cosa succederà quando prenderà possesso della agognata poltrona.
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