“Sabotaggio sistematico della crescita”, “chi fa impresa è trattato come nemico della legge”, “corruzione, macchia imperdonabile su Expo”: non ha certo usato le mezze misure il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nell’assemblea che segna il giro di boa del suo mandato. Solitamente, da buon lombardo, l’attuale inquilino di Viale dell’Astronomia è prudente e parco nelle esternazioni, a dispetto di una “first lady” romagnola doc anche nella proverbiale schiettezza. Stavolta, però, mister Mapei è andato controcorrente. Ha fatto molto bene, perché i tatticismi non servono più. O il “made in Italy” è capace, finalmente, di risalire l’impetuosa corrente avversa, con l’appoggio del Palazzo e dell’opinione pubblica, oppure il Paese, e l’Europa intera, sono destinati alla dissoluzione e all’insignificanza. “La ricreazione è finita”, diceva De Benedetti (che ieri ha approvato la relazione di Squinzi, così come il presidente dell’Abi, Patuelli) ai tempi della scalata alla belga Sgb. Speriamo che, oggi, all’Italia vada meglio di quanto accadde, allora, all’Ingegnere.

Non ci sono, infatti, più alibi visto che il barometro dei dati congiunturali dei primi mesi del 2014 continua a volgere al brutto tempo, nonostante i ripetuti annunci di schiarite all’orizzonte. Mi auguro davvero che la sferzata di Squinzi possa dare la carica giusta. Ora Renzi, dopo i risultati elettorali di domenica scorsa, ha la forza per imporsi ed avviare quelle riforme che, a molti, sembrano ancora un sogno lontano. Purtroppo il premier non è partito con il piede giusto con le più importanti associazioni di categoria e l’assenza di ieri mattina all’assemblea confindustriale è stata particolarmente notata. Ma bando alle faide e ai contrasti: questa è l’Italia che non vogliamo e che dobbiamo urgentemente cambiare. Ci auguriamo che tutti collaborino con Palazzo Chigi per affrontare, finalmente, i tanti nodi economici ancora da sbrogliare.
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