L’ALTRA SERA, il candidato presidente alla FIGC, Carlo Tavecchio, doveva essere presente a una simpatica serata dedicata agli arbitri e agli allenatori di calcio che è andata in onda a Castiglione di Ravenna, ma si è ben guardato dal partecipare dopo la frase infelice sul mangiatore di banane. Proprio l’anno scorso, a pochi di chilometri di distanza, ci fu il lancio della banana contro l’allora ministro Kyenge e un attacco-bis era sempre possibile, soprattutto in Romagna. Scherzi a parte, mi sembra, sinceramente, che la corsa di Tavecchio al posto di Abete abbia, ormai, i giorni contati: sono sempre di più i presidenti delle squadre di calcio che hanno preso le distanze e persino la Fifa ha chiesto indagini e provvedimenti. Credo che il numero uno, non più in pectore, della Federazione Italiana Giuoco Calcio sia stato davvero sprovveduto: a un presidente prossimo venturo non sono consentite simili dichiarazioni. Ma la vicenda è stata fin troppo strumentalizzata per bruciare una candidatura non gradita ad alcuni club a prescindere dalla sgradevole frase sul mangiatore di banane. Come faccio a sostenere una simile tesi? Basta leggere la dichiarazione di ieri di Joseph Minala, giocatore camerunense della Lazio, vittima della frase incriminata: “Sono grato a Tavecchio che mi ha aiutato quando, arrivato dall’Africa, sono stato abbandonato da un procuratore. Non mi sono sentito offeso dalle sue parole, i razzisti sono altri”. Ha ragione il giocatore di colore: il candidato alla Federazione Calcio è solo scivolato su una buccia di banana. [email protected]