Non vorrei sembrare un nostalgico, uno di quelli che, ad ogni pie’ sospinto, dicono «Ai miei tempi…», ma non mi ha fatto piacere la notizia che verranno aboliti i supplenti a scuola. Comprendo le ragioni che hanno spinto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ad affrontare di petto (per carità, nessuna allusione alla sua recente performance balneare…) la piaga del precariato, ma mi ha lasciato l’amaro in bocca la notizia (sempre che il Piano scuola vada in porto) che i sostituti in cattedra della nostra gioventù sono destinati a scomparire. Tutti noi, adolescenti della generazione postbellica, siamo, infatti, cresciuti a pane e supplenti. Di solito, le insegnanti provvisorie erano giovani neo-laureate, in molti casi belle, e facevano sognare noi liceali che, spesso e volentieri, avevamo compagne di classe, con le dovute eccezioni, non propriamente avvenenti e pure secchione. Facevamo a gara, noi maschietti, per essere interrogati dalle supplenti e poterle ammirare, vicino alla cattedra, dall’alto in basso. Quei giorni, con la professoressa di scorta, diventavano favolosi o quasi. Certo, il profitto non ci guadagnava tanto (ho, però, trovato anche supplenti molto più brave delle insegnanti titolari), ma la «vacatio» era davvero la benvenuta. Se la Gelmini aveva puntato, qualche anno fa, sul merito, la Giannini ha invece lanciato la crociata contro il precariato a scuola. Capisco e mi adeguo, ma l’onore delle armi, va, ugualmente, alle nostre supplenti di allora.

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