I SUPERMARIO sul viale del tramonto. Nel 2011 ne avevano, addirittura, tre. C’era, innanzitutto, Mario Monti, il premier con il loden, l’uomo che ci tirò fuori dalla voragine dello spread e sbagliò tutto, ma proprio tutto, il resto. Il rettore della Bocconi fece un lungo bocca a bocca per ridare ossigeno al Paese, ma non riuscì mai a passare alla “fase due”, quella della crescita: dall’altare dei tecnici passò, in un baleno, alla polvere dei politici di mezza tacca.

C’è poi stato Mario Balotelli, il grande campione che doveva farci vincere i mondiali di calcio in Brasile: il sottoscritto (mea culpa) l’aveva pure proposto come testimonial per l’Expo del 2015. Ma anche il bomber ha fatto cilecca ed è stato sbolognato dal Milan con destinazione Liverpool: Italia addio!

C’era rimasto un solo Mario, quel Draghi che guida la Banca centrale europea. Con i guasti dell’euro e la caduta verticale di tutta l’area della moneta unica, anche lui è ora andato un po’ in crisi: se il premio Nobel, Paul Krugman, ha scritto sul “New York Times” che la Bce non ha fatto abbastanza, Steve Hanke, della Johns Hopkins University (che, in Italia, ha una sede distaccata a Bologna) è stato ancora più critico sostenendo che l’Europa soffre, soprattutto, di austerità monetaria.

E pure la Merkel, a torto, l’ha strigliato: che fine ha fatto il rigore? Solo qualche mese fa, Draghi veniva indicato come possibile successore di Giorgio Napolitano al Quirinale, ma adesso le sue quotazioni sono in netto ribasso. L’inquilino dell’Eurotower di Francoforte sta cercando di correre ai ripari e, alla vigilia di Ferragosto, si è pure incontrato informalmente con il premier Renzi nel suo «buen retiro» italiano. Falliti, a questo punto, miseramente tutti gli uomini a cui venivano attribuiti poteri straordinari, non si potrebbe cercare, invece, qualcuno un po’ normale che abbia, magari, quelle idee che ai geni non sono mai venute in mente?

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