PER PRINCIPIO sono contrario agli scioperi fiscali. Dietro coloro che incrociano le braccia con le tasse possono esserci gli immancabili furbetti: se tutti si comportassero così, saremmo davvero alla bancarotta. Mi sembra, però, che le ragioni che hanno spinto i governatori del Veneto e della Lombardia, i leghisti Zaia e Maroni, a scendere in piazza contro i tagli lineari dei finanziamenti pubblici alla sanità – voluti dal governo e dal ministro competente, Beatrice Lorenzin -, abbiano qualche fondamento, al di là dei rispettivi ruoli istituzionali. Da che mondo e mondo, infatti, nel Belpaese pagano solo gli onesti mentre gli altri, distribuiti equamente in tanti angoli del profondo Sud, come in ordinate cittadine del Nord, la fanno franca, almeno molto spesso. Prendiamo il caso della Lombardia. Mi diceva l’assessore alla sanità, Mario Mantovani, che la sforbiciata in cantiere del 3% dovrebbe raggiungere, per Milano e dintorni, i 526 milioni di euro. Cornuti e mazziati, verrebbe quasi da dire,  perché, con grandi sbandieramenti, ai lumbard era appena stato promesso un ritocchino di 506 milioni su un finanziamento
complessivo per la sanità di 17 miliardi e mezzo. La strada da percorrere è quella indicata da Maroni: l’attuazione dei costi standard. Cioè vengono attuati parametri fissi per tutte le Regioni d’Italia: quelle virtuose si adegueranno subito e avranno i conti in ordine, le altre, prima o poi, saranno per forza costrette a mettersi in regola per non dichiarare fallimento. Proprio i lombardi, come gettito totale, pagano qualcosa come 60 miliardi l’anno: nessuno potrà mai sostenere che ricevono più di quanto danno. Il discorso cambia, invece, notevolmente se analizziamo la situazione del dare e dell’avere in altre regioni italiane. È vero che una sana giustizia fiscale impone una equa ripartizione tra benefici e sacrifici e, soprattutto in materia di sanità, richiede di privilegiare i finanziamenti alle zone meno sviluppate, ma attenzione a non allargare troppo la forbice perché, a quel punto, la rivolta delle tasse è dietro l’angolo. E, di questi tempi, non possiamo proprio permetterci di avere tanti Ciceruacchio fiscali anche al Nord. [email protected]