Al vertice delle Vie D’Acqua l’hanno affondato, ma lui resta tenacemente aggrappato al Padiglione Italia. Trovo, in effetti, quantomeno singolare la decisione del commissario Expo, Giuseppe Sala, di chiedere le dimissioni di Antonio Acerbo, appena indagato con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta da sub-commissario delegato all’Esposizione, ma di lasciarlo, poi, comunque, sulla plancia di comando alla guida di quel padiglione che dovrebbe essere la nostra vetrina agli occhi del mondo. Sono, di principio garantista e, fino a quando non ci sarà una sentenza giudiziaria, non si può colpevolizzare nessuno: la soluzione appena adottata, mi sembra, però, il classico pasticcio all’italiana, per una poltrona, Acerbo deve togliere il disturbo, per l’altra no.

Non è certo il massimo che l’anfitrione di Padiglione Italia sia, in qualche modo, implicato in un’inchiesta giudiziaria. La grande kermesse del 2015 è un’occasione irripetibile per Milano e per la Lombardia intera, l’inizio di un nuovo risorgimento ambrosiano:non ci debbono essere macchie in questo cammino di riscossa della città della Madonnina che proprio ieri è stata designata sede della finalissima di Champions League 2016. Del resto, Sala ha dichiarato di essere sempre pronto a lasciare il suo incarico. Per coerenza, dovrebbe, quindi, chiedere ad Acerbo di dare forfait anche dal Padiglione Italia. Magari oggi stesso.

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